«L’argomento che proprio non regge è quello secondo cui il Pdl potrebbe arrivare primo da solo e al 54% dei seggi. Poi, dopo il voto, farebbe accordi con la Lega e forse anche con qualche altra forza minore per cambiare la Costituzione coi due terzi dei seggi rendendo impossibile il referendum oppositivo. Siamo alla fantapolitica».
Il senatore del Pd Stefano Ceccanti, costituzionalista convinto della bontà del referendum affronta l’argomento che più preoccupa coloro che invitano a non andare a votare per paura che Berlusconi provi a instaurare un regime.
«La legge vigente – spiega Ceccanti- già prevede che al primo partito (anche una sola lista) vada il 54% dei seggi alla Camera a livello nazionale e al Senato su base regionale. Se il Pdl si sentisse tanto forte potrebbe farlo già da adesso, a prescindere dall’esito dei referendum, anche se correrebbe dei rischi al Senato perché in molte regioni del Nord ci sarebbe una partita a tre Pdl-Pd-Lega dall’esito non scontato».
«Se il Pdl andasse da solo, lo scontro con gli ex-alleati, a cominciare dalla Lega – sottolinea Ceccanti – diventerebbe più aspro perché il Pdl dovrebbe brandire l’argomento del voto utile. A quel punto non si capisce come e perché la Lega e qualcun altro, sconfitti alle urne e ridimensionati dovrebbero poi accordarsi ex post in un sussulto di altruismo verso il proprio killer».
«Ma – aggiunge Ceccanti – ammettendo per assurdo che la fantapolitica diventi realtà vi sarebbe un insuperabile problema numerico. Se il Pdl arrivasse al 54 % dei seggi in entrambe le Camere avrebbe bisogno di un altro 13 % di seggi in Parlamento. Ma siccome c’è il premio che altera la proporzionalità a favore del Pdl (si ipotizza un 40 per cento dei voti e un 54 per cento dei seggi), per le altre forze la proporzionalità è compressa, e quindi il rimanente 13 % dei seggi corrisponderebbe al 17-18% dei voti, che non si otterrebbe nemmeno sommando Lega e Udc e altre forze minori».