«Il risultato del Pd è appena sufficiente per ripartire, ma non sono certo che nel Pd ci sia consapevolezza su come ripartire. Vedo, purtroppo, poche idee, confuse e contraddittorie». È l’analisi sul voto e sulle prospettive del Pd affidata ai microfoni di Radio Città Futura dal sindaco di Venezia, Massimo Cacciari, preoccupato che il Pd possa diventare un «partito appenninico». «Nel Pd – ha detto – mi sembra che non venga compreso in tutta la sua gravità il risultato ottenuto al nord. Nelle regioni settentrionali c’è stato un vero e proprio smottamento tellurico, che ha sradicato il Pd da tutte le amministrazioni».



Tra un pò, secondo il sindaco, non si potrà parlare più nemmeno di forza di minoranza, «si dovrà parlare di forza inesistente». «Eppure – ha proseguito Cacciari – il Pd aveva una sua prospettiva: in primo luogo rilanciarsi su un’idea di riforma costituzionale e istituzionale in senso radicalmente e coerentemente federalista e poi affidare le proprie sorti alla sua base, alle energie, che anche al nord continuava ad avere nelle amministrazioni, alla sua capacità di governare riconosciuta dai cittadini anche al di là delle loro preferenze politiche generali».



Purtroppo tutte queste energie, per Cacciari, «non sono state considerate, sono state costrette in un angolo, svillaneggiate, come capitato con l’ultima proposta avanzata dal sottoscritto, da Chiamparino e da Penati di realizzare un’effettiva autonomia del Pd al nord».

«Sono anche stufo – ha detto ancora Cacciari – di ripetere queste cose, ma se i vari D’Alema, Bersani, Marini, Franceschini continueranno ad ignorare questa condizione, temo che il Pd sia destinato a diventare un partito appenninico».

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