Ilsussidiario.net è riuscito a mettersi in contatto a Teheran con Leila Shabara, una studentessa di scienze del turismo all’Università Hallam della capitale iraniana, che sta vivendo insieme a tutti i suoi coetanei con grande apprensione questo drammatico ed eccezionale momento che attraversa il suo Paese.
Leila, ci puoi raccontare come stai vivendo queste ore?
Dopo le elezioni, io e i miei amici eravamo scioccati. La prova che le elezioni sono state completamente falsificate è che il risultato è stato annunciato in televisione appena due ore dopo la chiusura dei seggi elettorali, contro i tre giorni normalmente necessari per rendere noto il vincitore.
Siamo completamente stressati, le persone che protestano vengono arrestate e picchiate, senza distinzione tra uomini, donne o anziani.
In tutta la città, e devo dire in tutta la nazione, vi è forte preoccupazione per i propri famigliari perché non si sa se torneranno sani e salvi a casa la sera. Durante la notte si sentono continui rumori di spari. Ieri sono rimasta a casa perché le manifestazioni erano soprattutto in sostegno di Ahmadinejad, anche se molte persone sono comunque scese in piazza in favore di Moussavi, che ha chiesto a tutti di non farsi coinvolgere in inutili scontri.
Come pensi che reagiranno la polizia e le autorità nei prossimi giorni?
Ieri le cose sono andate bene, i seguaci di Moussavi davano fiori alla polizia e li ringraziavano per essere al loro fianco. La polizia si comporta meglio con i sostenitori di Moussavi che con quelli di Ahmadinejad, perché questi iniziano a picchiare per primi.
Come può evolvere la situazione nelle prossime settimane?
Le manifestazioni continueranno fino a quando non si vedrà qualche segno di cambiamento. Io credo che alla fine qualcosa potrebbe cambiare davvero. Le persone sono molto determinate ad andare avanti e non si lasceranno facilmente intimidire.
Quali sono le tue speranze per il tuo futuro e quello dell’Iran?
Al momento spero soltanto che queste elezioni vengano annullate e che si possa tornare a votare per eleggere Moussavi nostro presidente. Spero davvero di poter rimanere nel mio Paese e di poterlo migliorare, non voglio abbandonarlo. Spero che qui le cose possano cambiare. La speranza è l’ultima cosa che ci abbandonerà.
Quali sono gli ideali che animano i giovani iraniani?
Soprattutto abbiamo un forte senso per la giustizia. Questo desiderio di giustizia al momento forse supera anche quello di poter avere una vera e propria democrazia. Il movimento di protesta circa queste elezioni in un certo senso è molto pragmatico e chiede solo giustizia. Ahmadinejad semplicemente non ha preso 25 milioni di voti. Non vedo alcuna ideologia che animi i giovani che partecipano a questo movimento. Anche il termine che utilizziamo, “cambiamento”, significa cambiare concretamente questo spoglio elettorale truccato.
Quale può essere il fattore in grado di portare una pace duratura alla società iraniana?
Se il Capo Supremo dell’Iran, l’Ayatollah Khamenei avrà il coraggio di dire apertamente che Moussavi ha preso più voti di Ahmadinejad e merita di essere il Presidente di tutto il popolo iraniano, questo certamente riporterà la pace nel paese. Tutto il popolo accetterà il volere dell’Ayatollah Khamenei se dirà la verità su queste elezioni.
Pensi possibile e positivo un ricambio generazionale nelle istituzioni politiche iraniane?
Assolutamente sì. Il cambiamento è possibile ed è quello che la stragrande maggioranza della gente si augura.
Come vive la tua generazione il rapporto con l’Occidente?
Noi vogliamo davvero una rapporto costruttivo e pacifico con le nazioni occidentali. Se il cambiamento di cui sto parlando si realizzerà, le relazioni tra l’Iran e tutte le nazioni occidentali migliorerà ed è quello che i giovani qui vogliono. In un processo di globalizzazione è inevitabile che tutti i paesi si “avvicinino” e noi ci vogliamo davvero avvicinare di più a voi, e giocare un ruolo positivo in questo processo. Ad esempio qui ottenere un passaporto è facile, ma farsi rilasciare un visto anche solo turistico da un’ambasciata europea è davvero un’impresa.
Che importanza danno i giovani iraniani alla religione?
Per una buona parte della gioventù iraniana la religione è ancora importante e personalmente non credo affatto che la religione sia un ostacolo per la globalizzazione o l’amicizia tra i popoli.
(Mattia Sorbi)