Dario Franceschini, chiamato a guidare il Partito Democratico quattro mesi fa, ora propone la propria candidatura come segretario del partito.
Se, infatti, nel momento in cui ne aveva preso la guida, il Pd sembrava condannato a un inesorabile declino, una chimera raccogliere i riformisti di sinistra in un’unica formazione, di fronte alla crescita della destra, in questi mesi, sostiene il segretario, la situazione è cambiata: si è lavorato ed è pronto un programma per il futuro.
Per Franceschini il risultato delle elezioni del 6-7 giugno sarebbe incoraggiante per il PD: «Avevo detto il mio lavoro finisce ad ottobre; pensavo che raggiungendo questi risultati fosse possibile passare, al congresso, il testimone a nuove generazioni». Ma, aggiunge il segretario, di fronte agli errori riemersi in questi giorni, ancor prima dei ballottaggi, come il protagonismo e la litigiosità, non si possono tradire le promesse fatte agli elettori: «Per questo mi candido, per portare il Pd nel futuro, per cambiare, perché non posso riconsegnare il partito a quelli che c’erano molto prima di me». Franceschini dichiara poi di rifiutare qualsiasi accordo di palazzo in vista delle primarie di ottobre e di volere al proprio fianco una squadra di nuove donne e uomini.