È giallo, o per lo meno qualcuno vorrebbe che lo fosse, sulla presenza delle tombe fenicie a Villa Certosa. «Quando si tratta di trovare argomenti, ancorché frutto di invenzione, per aggredire il presidente del Consiglio eletto dagli italiani, l’impudenza e l’imprudenza regnano incontrastate. Confidando su improbabili registrazioni mai accertate giudizialmente e di provenienza mai dichiarata dal gruppo ‘l’Espresso-La Repubblica’ e comunque illecite, si è costruita l’ennesima notizia, questa volta addirittura prospettando un’omessa denuncia di ritrovamenti archeologici», sottolinea Niccolò Ghedini, avvocato del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.
Il tutto nasce dall’interrogazione firmata dal vicepresidente del gruppo Italia dei Valori al Senato, Fabio Giambrone e dal senatore Giuseppe Caforio sul presunto ritrovamento di trenta tombe fenicie all’interno del parco di Villa Certosa, famosa residenza sarda del premier Silvio Berlusconi.
«La storia sarebbe risibile se non fosse stata ripresa dai giornali e ancor peggio da molti parlamentari e da alcune associazioni, senza esperire verifica alcuna» aggiunge Ghedini
Nell’interrogazione, i due senatori Idv evidenziano il fatto che un ritrovamento del genere «non risulterebbe essere mai stato notificato né alla competente Sovrintendenza per i Beni archeologici né al Nucleo per la tutela del patrimonio artistico e culturale dell’Arma dei Carabinieri», come invece prescrive l’art. 90 del Codice dei beni culturali (D.L.vo del 22/01/04 n.42). Pertanto, considerato anche che su “Villa La Certosa” per motivi di sicurezza è stato apposto il segreto di Stato il 6 maggio 2004, gli interroganti vorrebbero sapere se il ritrovamento delle tombe fenicie sia avvenuto dopo tale data e, qualora così fosse, «se il Presidente del Consiglio abbia tempestivamente informato il ministro dei Beni e delle attività culturali e, in caso di risposta affermativa, se il ministro abbia a sua volta tempestivamente informato le competenti autorità amministrative».