Domani il cda dell’Aifa (Agenzia Italiana del Farmaco) si riunirà per decidere se, in base alla documentazione presentata ed esaminata in questi mesi, potrà essere venduta in Italia la Ru486, la famosa e contestatissima pillola abortiva, già in uso in alcuni altri paesi europei e in Cina.
L’approvazione, che fino ad oggi era apparsa piuttosto scontata nonostante le critiche da parte di molti addetti ai lavori e politici.
I punti del dibattito, che fino ad ora è stato accesissimo, si incentra su due punti fondamentali: primo, la pericolosità del farmaco (un mix di mefipristone e misoprostol) tornata oggi di prepotente attualità; secondo, la possibilità di aprire a di fatto a prassi di utilizzo contrarie alla 194.
E se sul secondo punto il dibattito è rimandato a una eventuale approvazione dell’uso del farmaco (una donna che ne volesse fare uso potrebbe firmare una liberatoria e praticare l’aborto fuori dalla struttura sanitaria cosa non consentita in realtà dalla legge 194), oggi il movimento per la vita ha diffuso nuovi dati, attribuiti da indiscrezioni a fonti interne alla stessa società produttrice del farmaco sulle morti causate dalla pillola abortiva.
Se non sono ovviamente disponibili dati relativi alle morti di donne cinesi, il movimento per la vita ha parlato di 29 decessi dovuti a complicanze dopo l’assunzione del farmaco.
Il pericolo per la salute è noto da tempo, anche se i casi di morte registrati ufficialmente erano solo 16, mentre sarebbero molti di più i casi di complicanze con emorragie per cui è stato necessario un successivo intervento chirurgico che a volte ha reso le donne inabili ad avere altri figli.
Il sottosegretario alla Salute Eugenia Roccella a questo proposito ha dichiarato: «non è scontato, non possiamo essere noi a dirlo perché il cda ha delle valutazioni da fare, non si tratta di un passaggio burocratico». «L’ok del Comitato tecnico scientifico – ha aggiunto Roccella – è un passaggio fondamentale ma il cda deve considerare il rapporto tra costi e benefici. Noi non interveniamo su questo fronte possiamo solo dire che le procedure e i dati siano trasparenti e sono ancora in corso scambi di domande e risposte tra i tecnici del Ministero e i tecnici dell’Aifa». Infine il sottosegretario ha ricordato che è «quasi impossibile che il Comitato tecnico scientifico riapra la pratica a meno che non emergano forti novità».