L’aborto chimico, quello che si ottiene con la famigerata Ru486 non sarebbe «compatibile» con la legge 194 che regola le interruzioni di gravidanza in Italia. E’ quanto si legge in una documentatissima interpellanza presentata dal Presidente Emerito della Repubblica Francesco Cossiga.
Il Senatore a vita, infatti, ha firmato una interpellanza al presidente del Consiglio dei ministri, al ministro del Lavoro, della Salute e delle Politiche sociali sulla commercializzazione della Ru486 in cui rimarca una serie di aspetti forse poco noti dell’applicazione dell’aborto chimico: «si stima – scrive Cossiga – che il 5% delle donne abortisca fra il primo e il terzo giorno, che l’80% abortisce entro le 24 ore dopo la somministrazione del secondo farmaco, in terza giornata, che un successivo 12-15% abortisce nei quindici giorni successivi, e che un 5-8% dovrà sottoporsi comunque successivamente a revisione delle cavità uterina per aborto incompleto o non avvenuto, e che comunque il metodo farmacologico intrinsecamente presuppone l’incertezza sul momento dell’espulsione». Inoltre, prosegue, «l’efficacia della procedura medica (92-95%) è minore rispetto a quella dell’aborto chirurgico (>99%)».
Inoltre, durante la procedura abortiva e nei giorni successivi sarebe delegata alla donna gran parte della regolazione di alcune operazioni che sarebbe opportuno fossero condotte da un medico, come ad esempio, l’eventuale ricorso a cure d’urgenza (secondo recenti studi ufficiali il tasso di mortalità a seguito dell’interruzione di gravidanza con Ru486 è dieci volte superiore all’aborto chirurgico): «nelle due settimane di durata media la donna presenterà perdite di sangue che lei stessa deve stabilire essere ”normali” o ”emorragiche”, per un’eventuale ricorso di urgenza in ospedale»
Infine, conclude Cossiga: «Considerato che ancora è sconosciuto il motivo dell’elevata frequenza di gravi infezioni, soprattutto di quella mortali dovute a Clostridium Sordellii; tenuto conto delle ultime notizie dalla stampa, che riferiscono di un dossier riservato della casa farmaceutica Exelgyn, con la segnalazione di 29 morti a seguito di somministrazione della Ru486, morti delle quali l’opinione pubblica non era a conoscenza».
«Considerata l’esistenza di un carteggio in corso fra gli esperti del ministero e dell’Aifa, circa questioni inerenti alle problematiche suddette», Cossiga si chiede «se si ritiene che il metodo abortivo farmacologico in argomento sia intrinsecamente compatibile con la legge 194», «come si pensa di garantire la sicurezza delle donne se, come indicato da quanto riportato nella relazione al parlamento, la prassi diffusa é quella del ricovero in day hospital, contrariamente a quanto indicato dai pareri CSS, prassi da cui consegue che non ci sarebbe parità di rischio fra metodo chirurgico e farmacologico».