“I problemi dell’Italia non finiscono con Berlusconi”. E’ questo il titolo dell’articolo di fondo del Financial Times a firma Geoff Andrews. Secondo Andrews, il gran parlare degli scandali targati Silvio non coincide con i problemi del Bel Paese e anche se il governo si sciogliesse resterebbe la realtà di un paese in declino.



Corruzione, mancanza di trasparenza – solo per dirne due – i difetti principali. Ma il Financial Times è ancora più netto: “C’è una cultura dell’illegalità che parte dalla classe politica e si estende alla società: dall’abituale evasione fiscale e dalle infiltrazioni mafiose nei contratti di edilizia – inclusi molto probabilmente quelli fatti per la ricostruzione del post-terremoto a L’Aquila – alle combine nelle partite di calcio”.



E secondo il Financial Times ci sono ben due motivi per cui la situazione continuerà in questo modo. “Primo, Berlusconi governa grazie a un regime costruito sul suo impero di mass-media, che comprende praticamente l’intero panorama tv italiano e importanti giornali”. “Secondo, – prosegue il Financial Times – la continua chiusura del sistema politico italiano anche dopo la crisi di Tangentopoli nei primi anni novanta che – distruggendo la Democrazia Cristiana – ha gettato l’italia in una profonda crisi di identità”.

“Anche se Berlusconi dovesse cadere – e nulla in questo momento lo fa presupporre – non ci sarebbe che una flebile speranza di una coalizione al di là degli schieramenti capace di introdurre un nuovo sistema elettorale, una più grande indipendenza dei media, una maggior trasparenza negli affari pubblici e una maggior competizione nei mercati”.