Una circolare inviata dal ministro della salute Ferruccio Fazio, del welfare Maurizio Sacconi e dell’interno Roberto Maroni avverte che i “registri sul biotestamento creati da alcuni Comuni sono privi di qualunque efficacia giuridica, in quanto l’unico a poter legiferare sulla materia è lo Stato”.

Si legge ancora nella circolare: “Non si rinvengono elementi idonei a ritenere legittime le iniziative volte alla introduzione dei registri per le dichiarazioni anticipate di trattamento. In tale quadro si potrebbe, anzi, ipotizzare, nel caso in cui si intenda dar comunque corso ad iniziative del genere, un uso distorto di risorse umane e finanziarie, con eventuali possibili responsabilità di chi se ne sia fatto promotore”.



A questo punto è necessaria una legge dello stato: “Occorre considerare che la materia del fine vita rientra nell’esclusiva competenza del legislatore nazionale e non risulta da questi regolata. L’intervento del Comune in questi ambiti appare pertanto esorbitante rispetto alle competenze proprie dell’ente locale e si traduce in provvedimenti privi di effetti giuridici”.



Tutela della famiglia, privacy, sono argomenti che il comune da solo non può valutare in assenza di una legge dello stato. Il Vaticano approva la presa di posizione dei ministri. Il cardinale Elio Sgreccia della Pontificia Accademia per la Vita ha commentato: “I ministri hanno fatto bene perché i Comuni non hanno alcuna competenza di accogliere liste di biotestamenti finché non c’è una legge”.

Anche il sottosegretario alla salute Eugenia Roccella plaude, commentando che i registri comunali sono “un presa in giro dei cittadini”. Il PD invita alla discussione: “Tre ministri e un sottosegretario si sono scomodati per scrivere una circolare che non ha un fondamento giuridico. Infatti, non c’è una legge che vieti ai Comuni l’iniziativa dei registri per la raccolta dei testamenti biologici. Potremmo discutere sull’efficacia dei registri, anzi dovremmo farlo in Parlamento con uno spirito aperto, non di crociata – dichiara Margherito Miotto, capogruppo Pd nella commissione Affari sociali di Montecitorio”.



Anche per i radicali la circolare dei ministri è senza valore: “Le sentenze Welby, Englaro e Nuvoli stabiliscono in modo chiaro il diritto costituzionale a interrompere le terapie anche attraverso le dichiarazioni anticipate. Prosegue la tecnica ricattatoria, la stessa con cui il ministro Sacconi ha ricattato la clinica che si era proclamata disponibile a rispettare la legge nel caso Englaro”.