’ – E’ passata la riforma dell’Università, con 307 sì e 252 no.
E’ passata, dopo giornate di tribolazioni, scontri in piazza, manifestazioni e defezioni da parte di Fli, che ha fatto andare più volte sotto il governo, la riforma dell’Università. Il Ddl è passato con 307 sì e 252 no. Ora, entro il 9 dicembre, dovrà ricevere l’ok dal Senato. Tra le maggiori novità, l’introduzione di interventi che favoriscano la formazione e l’accesso dei giovani studiosi alla carriera accademica, l’abolizione delle borse post-dottorali, e della docenza gratuita, salvo che per figure professionali di altissimo profilo. Cambia la forma, poi, del reclutamento, con un sistema di contratti a tempo determinato di 6 anni (3+3), al termine dei quali il ricercatore ritenuto idoneo sarà assunto a tempo indeterminato come associato, in caso contrario dovrà concludere il rapporto con l’ateneo, maturando tuttavia titoli e punteggi utili per concorsi. Cambia anche l’età in cui si è iscritti in ruolo, passando da 36 anni a 30 con uno stipendio che passa da 1300 euro a 2100 euro.
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Ogni università si dovrà dotare di un codice etico che impedisca logiche parentali e conflitti d’interesse. Agli atenei che gestiranno le risorse in maniera non trasparente saranno ridotti i finanziamenti. Il cda, poi, avrò funzioni distinte dal Senato Accademico, mentre i docenti avranno l’obbligo di certificare la loro presenza. Sarà data agli studenti facoltà di valutare i docenti, e tale valutazione rientrerà tra i criteri per assegnare i finanziamenti. Il mandato dei rettori, inoltre, non sarà rinnovabile dopo il sesto anno e, infine, le risorse saranno trasferite dal Miur in base alla qualità della ricerca e della didattica.