Riuscirà Berlusconi e governare in seguito alla risicata fiducia? E cosa accadrà in caso di elezioni anticipate? Sono gli interrogativi posti da un sondaggio pubblicato da Il Sole 24 Ore.

Nuovi scenari politici i vista? Non è escluso, se il presidente del Consiglio Berlusconi farà seguire alle sue dichiarazioni i fatti. Il premier ha posto, infatti, un aut aut: ho la maggioranza si allarga, o si va a elezioni. Ebbene; cosa accadrebbe in questo caso? Un sondaggio realizzato dall’Ipsos, pubblicato su Il Sole 24 Ore del 22/12/2010 e intitolato Il Governo Berlusconi dopo la fiducia del 14 dicembre illustra l’eventuale situazione all’indomani del voto. Distinguendo due casi: ricorso alle urne con gli attuali partiti; oppure con un grande partito di centro.



Nel primo caso, la coalizione formata da Pdl, Lega e La Destra otterrebbe il 40,7 per cento dei consensi, mentre quella formata da Pd, Idv, Sel, e Radicali il 40,8. Rimangono Fli, Api, Udc, Mpa e Liberaldemocratici, che insieme guadagnerebbero il 13,2 per cento dei consensi. Nel secondo caso, invece, i partiti di centro riuniti sotto le insegne della medesima formazione politica otterrebbero il 20 per cento dei consensi, sottraendo punti al centrodestra e al centrosinistra, che riceverebbero, rispettivamente, il 38,6 per cento e il 27,9.



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Facendo un passo indietro rispetto alle ipotesi di elezioni, resa da capire se la fiducia ottenuta dall’esecutivo consentirà di continuare a governare. Ne è convinto solo il 25 per cento degli elettori, mentre il 71 crede che sia una vittoria momentanea, e che manchi una maggioranza reale e consistente in grado di reggere le sorti del Paese con forza e autorevolezza, considerata, soprattutto, la difficile condizione che stiamo vivendo. Sul principale elemento che ha scatenato la crisi politica – il divorzio Berlusconi-Fini – il 40 per cento degli elettori è dell’idea che sia stato generato da ragioni personali, il 31 da visioni politiche opposte (una destra populista e tradizionalista contro una liberale e aperta ai cambiamenti) mentre il 22 per cento da idee e programmi diversi circa i problemi del Paese, nonostante i valori siano condivisi.