I finiani non escludono un Berlusconi bis, a patto che siano rispettate alcune condizioni.

Nessuna ipotesi è esclusa. A pochi giorni dal fatidico voto del 14 dicembre, quando il Parlamento dovrà decidere se votare o meno la fiducia al governo, lo scenario è tutt’altro che definito. A cominciare dalle sorti politiche di Berlusconi e da chi guiderà il prossimo governo in caso di sfiducia, quindi, di elezioni obbligate. «E’ più facile che la Clinton sia andata a cena con Assange…», ha detto Italo Bocchino, liquidando le voci di un incontro a palazzo Grazioli con Silvio Berlusconi. Ma, poi, ha aggiunto: «non c’è nessuna preclusione» ad un Berlusconi bis, a patto che il premier si dimetta, che lo faccia e entro il 14 dicembre e che «il programma e che la maggioranza vengano allargata all’Udc».



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E mentre i moderati del partito di Fini giurano che mai e poi mai potrebbero sfiduciare il governo, e Gianni Letta e Angelino Alfano tentano di ricucire con le colombe futuriste, Silvano Moffa, (Fli), dichiara di non ritenere necessarie le dimissioni del premier, purché si dia vita a «un eventuale nuovo patto di legislatura».



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