Un sondaggio della Ipsos pubblicato nel corso della puntata del 7 dicembre di Ballarò si occupa della percezione che hanno gli italiani della crisi politica e di come pensano di uscirne.
Cosa ne pensano gli italiani della crisi politica che sta attraversando il Paese, e quali soluzioni ritengono maggiormente idonee all’uscita dall’impasse? Di tali questioni se ne è occupata la puntata di Ballarò del 7 dicembre, pubblicando un sondaggio della Ipsos commentato dal suo presidente, Nando Pagnoncelli. Alla domanda: “La crisi politica, la riguarda personalmente?” Il 75 per cento degli intervistati si dice convinto che dalla sua soluzione dipenda anche la soluzione dei propri problemi quotidiani, mentre il 22 per cento, invece, è convinto che si tratti semplicemente di manovre di palazzo.
Sulle cause, poi, che hanno generato la crisi, gli italiani non hanno un’idea precisa in merito: il 28 per cento crede che dipenda dal fatto che l’esecutivo, nel suo insieme, non sia capace di governare, il 33 per cento imputa la causa direttamente a Berlusconi, mentre il 34 al tradimento degli alleati. Sulle modalità con le quali, poi, è possibile uscire dall’impasse, il 35 per cento crede che sia necessario dar vita ad un governo di larghe intese, di cui faccia parte il Pdl, ma privo di Berlusconi, il 30 per cento che occorra far ricorso alle urne, mentre il 29 pensa che il premier dovrebbe andare avanti, sostituendo i ministri dimissionari.
Chi sarebbe il candidato premier ideale, poi, in caso di governo alternativo? Il 19 per cento vedrebbe bene il capo della Banca d’Italia, Mario Draghi, il 17 per cento Tremonti, e un altro 17 per cento ancora Berlusconi, mentre il 10 l’ex presidente del Consiglio, Giuliano Amato.
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Seguono Gianni Letta, con il 5 per cento, Mario Monti, con il 4, Angelino Alfano, con il 2 e Giuseppe Pisanu, anch’egli con il 2. Un governo senza Berlusconi sarebbe la soluzione adatta alla crisi per il 59 per cento degli intervistati, ma il 30 la considererebbe un tradimento della volontà popolare. Tutte ipotesi, che potrebbero concretizzarsi dopo il 14 dicembre, a seconda che il parlamento conceda o meno la fiducia la premier.
Su tale questione, infine, il 64 per cento degli intervistati si dice convinto che aspettare fino ad allora sia scandaloso, e che sarebbe meglio anticipare il voto, mentre il 27 per cento la considera una questione meramente tecnica.