Dopo la decisione della Consulta di rimettere le decisioni relative al legittimo impedimento ai singoli casi, cioè ai magistrati impegnati nei singoli procedimenti, ecco le reazioni delle parti politiche.
Bondi del Pdl è drastico: «Oggi la Consulta ha stabilito la superiorità dell’ordine giudiziario rispetto a quello democratico, rimettendo nelle mani di un magistrato la decisione ultima in merito all’esercizio della responsabilità politica e istituzionale. Siamo di fronte al rovesciamento dei cardini non solo della nostra Costituzione, ma dei principi fondamentali di ogni ordine democratico». Altero Matteoli ministro delle Infrastrutture si astiene: «Non commento mai le sentenze, qualsiasi esse siano, anche quelle che non mi piacciono. Figuriamoci ora. Mi pare di capire – dice Matteoli – che Berlusconi vuole andare avanti lo stesso, ma questo lo davo per scontato. Berlusconi, lo sappiamo bene, non è uno che si arrende. Io ritengo che bisogna prendere atto delle sentenze. Poi c’è chi le critica, chi le apprezza, e quelli come me che non hanno mai voluto esprimere giudizi in proposito».
L’opposizione, tramite Anna Finocchiaro, commenta: «Non c’era bisogno di essere né cattivi né comunisti per capire che la legge sul legittimo impedimento sarebbe stata, come sembra emergere dalla lettura delle prime agenzie sulla sentenza della Consulta, sostanzialmente bocciata. La Consulta ha infatti bocciato l’automatismo disposto dalla legge e la certificazione di Palazzo Chigi e ha rimesso ai giudici la valutazione relativa al rinvio dell’udienza per contemperare le esigenze della giurisdizione con quelle dell’esercizio del diritto di difesa e della tutela della funzione di governo. Mi sembra chiaro che a saltare è l’impianto complessivo della legge».
Infine Futuro e Libertà tramite il coordinatore Adolfo D’Urso: «Le sentenze della Corte Costituzionale vanno sempre e comunque rispettate. Nessuno colga l’occasione per farne strumento di parte. Questo è il momento di concentrare ogni sforzo per fare le riforme che servono al Paese e non certo per lacerarlo in campagne che possono delegittimare le sue istituzioni».