Il ministro dell’Interno Roberto Maroni, in un intervento su Il Corriere della Sera, ha invitato maggioranza e opposizione ad una tregua.
Il ministro dell’Interno Roberto Maroni prova a gettare acqua sul fuoco. E propone una tregua tra maggioranza e opposizione per «tornare alle cose che interessano i cittadini», in seguito «all’abbuffata di culi e tette nel caso Ruby». La Lega, spiega Maroni in un’intervista a Il Corriere della Sera, sostiene «lealmente la maggioranza», propone «a tutti (maggioranza e opposizione) di deporre le armi della sfida quotidiana su teoremi, complotti e persecuzioni e di tornare ad occuparci a tempo pieno di quello per cui siamo stati eletti, affrontare i problemi e risolverli».
Si dice del tutto d’accordo con Maroni il vicepresidente della Camera, Maruizio Lupi, che afferma: «Maroni ha ragione. E’ ora di smetterla di guardare dal buco della serratura. La politica non è questo. La politica è occuparsi del bene comune, dei problemi che interessano le persone. Questa è la vera sfida che abbiamo davanti». E aggiunge: «La maggioranza e il governo hanno tutta la volontà di andare avanti con il programma di riforme su cui gli elettori ci hanno dato la fiducia nel 2008, fiducia rinnovata dal parlamento a settembre e a dicembre dello scorso anno. L’opposizione deve dirci se è disponibile a deporre le armi per lavorare insieme a noi».
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Il coordinatore del Pdl Sandro Bondi, poi, definisce l’appello di Maroni «di buon senso», temendo, tuttavia, che «possa cadere nel vuoto» dal momento che «è bastato che si aprisse una nuova inchiesta giudiziaria, per tornare alla politica del muro contro muro e addirittura della richiesta di un governo tecnico, che non ha i numeri in Parlamento». Adolfo Urso, coordinatore di Futuro e Libertà giudica, invece, «apprezzabile» la «tregua offerta da Maroni», anche se è realisticamente fattibile laddove Berlusconi «si presenti nelle sedi competenti per spiegare quanto accaduto invece di gridare al complotto accusando gli altri organi dello Stato».
Ancora più duro l’eurodeputato dell’Idv, Luigi de Magistris, convinto che la proposta del titolare del Viminale sia «largamente condivisibile ma purtroppo si squalifica totalmente per via del pulpito da cui proviene questa sana “predica”». Secondo l’ex pm, infatti, «chi rappresenta il Paese deve farlo con decoro, evitando di renderlo uno zimbello internazionale» e Maroni «è un ministro che compone il governo a cui va addebitata tutta la responsabilità del quadro politico attuale, che vede i problemi del paese ignorati», e conclude: «se ha un pizzico di coerenza, Maroni rivolga il suo appello a Berlusconi».