Il presidente della Repubblica ha espresso tutta la sua preoccupazione per quanto accaduto ieri alla Camera, quando sono venuti a mancare i numeri necessari per l’assestamento del bilancio 2010. L’articolo 1 del rendiconto, in particolare, è stato bocciato con 290 a favore e 290 contro. La maggioranza richiesta era di 291 “sì”. A pesare, 19 deputati del Pdl, tra cui l’ex ministro “frondista” Claudio Scajola, gli ex Responsabili di Scilipoti e il ministro dell’Economia Giulio Tremonti.  Un voto che, oltre a frammentare ulteriormente la maggioranza, rischia di paralizzare l’attività dello Stato. Secondo Linda Lanzillotta (Api), ex ministro ed ex segretario generale a palazzo Chigi, «senza il rendiconto del 2010 non si può procedere nemmeno all’approvazione dell’assestamento di Bilancio del 2011». Per questo il capo dello Stato ha chiesto al governo di dimostrare di essere in grado di operare con efficacia e di far fronte alle sfide imposte dalla crisi nonostante le crescenti tensioni interne alla colazione. In sintesi, l’inquilino del Colle ha espresso i suoi timori spiegando, in una nota, che «la questione che si pone è se la maggioranza di governo ricompostasi nel giugno scorso con l’apporto di un nuovo gruppo sia in grado di operare con la costante coesione necessaria per garantire adempimenti imprescindibili come l’insieme delle decisioni di bilancio e soluzioni adeguate per i problemi più urgenti del paese, anche in rapporto agli impegni e obblighi europei». Napolitano, ha questo, punto, si è rivolto direttamente a Fini e a Berlusconi, ovvero a coloro che, dal punto di vista della Costituzione sono responsabili, per dare una risposta credibile. 



La mossa decisiva spetterà proprio al numero uno di Montecitorio. Lo stallo istituzionale è del tutto inedito, e competerà alla Giunta del Regolamento stabilire se è percorribile la via suggerita dalla maggioranza per ottenere lo sblocco parlamentare del rendiconto. Si dà il caso, tuttavia, che la Commissione, per effetto dei vari spostamenti di alcuni partiti che, nel corso della legislatura, hanno cambiato coalizione, registri una singolare situazione di parità assoluta.  



La Commissione è composta, infatti, da sei deputati di maggioranza e sei di opposizione. Escluso Fini. Il voto del quale, a questo punto, farà la differenza. Ciò che è certo, è che Pd, Idv e Fli intenderanno legare lo sblocco del voto alle dimissioni del premier.

 

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