Tanto rumore per nulla. Quando vennero istituiti sembrava che fosse in atto una rivoluzione che avrebbe cambiato il mondo. Poi, per mesi non se è più parlato. Alla fine, sono stati cancellati. Il tribunale di Roma ha deciso di annullare gli effetti dei decreti che davano vita alle sedi distaccate dei ministeri di Economia, Sviluppo Economico, Riforme e Semplificazione. Inaugurati il 23 luglio a Villa Reale, a Monza, alla presenza dei ministri Calderoli, Bossi e Brambilla, avrebbero dovuto rappresentare una vittoria storica per la Lega nord, nell’ottica del decentramento e del federalismo. I ministri interessati avevano promesso che si sarebbero fatti trovare nei propri uffici distaccati almeno una volta alla settima. E che, da lì a breve, se ne sarebbero aggiunti altri. Poi, non se ne è saputo più niente. Non è escluso che in quegli uffici alberghino ormai solo le ragnatele. Avranno fatto spallucce, a questo punto, i diretti interessati quando il giudice Anna Baroncini ha deciso di eliminarli per condotta antisindacale. A presentare il ricorso, infatti, erano stati i sindacati della presidenza del Consiglio. Che, ha quanto riferisce Alfredo Macrì, presidente del Consiglio direttivo del Sipre (Sindacato indipendente della presidenza del Consiglio dei ministri), la decisione di istituire i ministeri distaccati i sindacati l’avevano appresa dai tg. Le organizzazione non erano state coinvolte. E, dato che legge in questi casi prevede, invece, oltre l’informazione preventiva la concertazione, è stato possibile dar vita al ricorso. Ora la presidenza del Consiglio dei ministri è stata costretta, inoltre, ad accollarsi un terzo delle spese legali. La sentenza, tuttavia, ad essere precisi non cancella definitivamente quegli uffici periferici. Si limita ad annullare gli effetti del decreto adottati con condotta antisindacale. Significa che «le sedi periferiche – spiega Macrì – cessano di essere strutture della presidenza del consiglio. Noi ci eravamo spinti più in là chiedendo l’annullamento dei decreti istitutivi. Ma questo tipo di decisione è stato rinviato al giudice amministrativo. Tuttavia, la sentenza depositata ci dà ragione e rende inagibili le sedi di Monza».



Della decisione si è detto particolarmente dispiaciuto il presidente del Consiglio regionale lombardo, il leghista Davide Boni: «Ho letto la notizia con dispiacere. Anzitutto voglio capire che cosa vuol dire comportamento antisindacale: mi sembra comunque una cosa molto a effetto più che una decisione concreta», ha dichiarato. 

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