Un ricorso, sollevato da un cittadino di Catania nei confronti del sindaco della città siciliana, Raffaele Stancanelli, che è anche deputato del Pdl, ha dato il via al parere della Consulta sul caso del doppio incarico. Relativo cioè a tutti coloro che oltre a essere sindaco di una città sono anche presenti in Parlamento in qualità di deputati o senatori. E il parere dell’Alta Corte è stato questo: no ai doppi incarichi. La decisione però ha valore solo per i sindaci di comuni sopra i ventimila abitanti. Immediata adesione del Partito democratico che toglie la carica di parlamentare a tutti i sindaci del proprio partito. Da questo momento dunque Piero Fassino, sindaco di Torino, non sarà più parlamentare. Viene a cadere dunque la parte della legge 60 del 1953 nella sua parte relativa appunto al doppio incarico. Altri casi analoghi a quello di Fassino sono quelli di Vincenzo Nespoli, primo cittadino di Afragola e deputato Pdl, Antonio Azzolini sindaco di Molfetta e onorevole Pdl. Nella motivazione della Consulta si legge che viene colmato un vuoto legislativo che provocava “la lesione non soltanto del canone di uguaglianza e ragionevolezza ma anche della stessa libertà di elettorato attivo e passivo”. Il fatto è che la legge in questione vietava a un presidente di provincia o a un sindaco di comune con più di ventimila abitanti di diventare parlamentare, ma non diceva nulla del caso contrario, cioè che un parlamentare potesse diventare anche sindaco. Un vuoto legislativo insomma in cui ci si era tranquillamente inseriti. Ha espresso il suo parere positivo alla sentenza il presidente dell’Associazione nazionale dei comuni italiani, Graziano Delrio, che ha detto come l’intervento della Corte Costituzionale chiarisca in maniera definitiva una querelle che è andata avanti per molti anni, fatta di interpretazioni diverse fra loro. Ha aggiunto però che resta comunque la necessità di una normativa unica di riferimento per tutte le cariche elettive, che sappia superare le disparità di trattamento fra i sindaci dei comuni con più di 20.000 abitanti e altre cariche elettive. Non ci saranno più perciò sindaci e onorevoli allo stesso tempo, con la decisione di oggi della Consulta che fa presente che la legge 60 del 1953 conteneva un vuoto legislativo relativamente al doppio incarico, vuoto legislativo che adesso risulta colmato.
Tutto era partito dall’obiezione sollevata da un cittadino di Catania nei confronti del suo sindaco che occupa anche la carica di parlamentare. Nel 2008 Raffaele Stancanelli vinse le amministrative della sua città, Catania, ma due mesi prima era stato eletto alla camera dei deputati. Mantenne il doppio incarico.