PENSIONI – CDM NON DECIDE – Il Consiglio dei ministri si è concluso con un nulla di fatto. Dopo più di un’ora e mezza di lavoro, infatti, il vertice di questa sera non ha chiarito l’intendimento del governo Berlusconi sul tema delle pensioni.
La riunione, iniziata con più di un’ora di ritardo, alle 19.10, si è conclusa intorno alle 20.40. Uno spostamento dovuto all’incontro preliminare che ha visto impegnati il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, e il leader della Lega Nord, Umberto Bossi. Al termine del Cdm, però, la trattativa sulle pensioni è ripresa. A Palazzo Chigi sono rimasti infatti alcuni ministri, tra cui lo stesso Umberto Bossi (presente anche il ministro dell’Economica, Giulio Tremonti). Segno evidente che la strada che porta verso l’accordo è ancora molto lunga.
La riunione di questa sera era piuttosto attesa, dopo che per tutto il giorno il tema delle pensioni aveva tenuto banco contrapponendo, con toni anche piuttosto accesi, gli esponenti del Carroccio e quelli del Popolo della Libertà. Da un lato le ragioni di chi, come i berlusconiani, vorrebbe rispondere ai richiami dell’Europa alzando l’età pensionabile, dall’altro quelle di chi, come i leghisti, sul tema ha più volte ribadito che non esiste alcuna intenzione di trattare.
Il ministro Frattini alla vigilia dell’incontro si era augurato “buon senso e responsabilità”, il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, aveva sottolineato che “la Lega sulle pensioni ha già dato”. Gli annunci ufficiali comunque sembrano rimandati a domani, quando ricomincierà il valzer dei vertici e delle consultazioni.
Al termine, da uno dei presenti, il ministro della Difesa Ignazio La Russa, sono arrivate però parole distensive: “Chi si aspettava che oggi nel governo ci sarebbe stato il big bang è rimasto deluso. E’ chiaro che c’è un momento di difficoltà e lo stiamo affrontando con spirito di coesione”. Del parere opposto l’opposizione che, con Francesco Boccia (coordinatore delle commissioni Economiche del Partito Democratico) ha attaccato: «Il rinvio di ogni decisione sul Dl Sviluppo è una prova di debolezza da parte del governo che non è in grado di rispondere alle questioni aperte dall’Europa. Per gli investitori stranieri e i detentori di titoli italiani all’estero è purtroppo l’ennesimo segnale negativo».
Oltre alle pensioni, restano da sciogliere anche numerosi nodi sul decreto sviluppo. Secondo Repubblica sarebbero stati previsti nella bozza, ben 12 diverse forme di condono (dal concordato fiscale per gli anni pregressi alla regolarizzazione delle scritture contabili, alla sanatoria per le liti pendenti a quella per i tributi locali, fino al canone Rai e ai manifesti elettorali).
Tutte ipotesi che il ministro Paolo Romani si è affrettato a smentire. Anche su questo, però, si potrà fare chiarezza soltanto domani.