Il presidente della Camera Gianfranco Fini è riemerso dal limbo nel quale sembrava piombato da alcune settimane a questa parte, ed è tornato ad attaccare Berlusconi. Nel corso di una manifestazione del suo partito, Futuro e Libertà, si è detto convinto che l’era berlusconiana sia giunta al termine. Secondo il capo di Fli, se il premier realmente amasse il paese, dovrebbe, allora, fare un passo indietro e dimettersi. Non – ha sottolineato – perché un governo di segno opposto sostituisca quello attuale dando vita a un ribaltone, ma perché un nuovo esecutivo, guidato dalla medesima maggioranza che ha vinto le elezioni possa insediarsi. L’ex capo di An si è detto stufo e convinto che non se ne possa più di videomessaggi e promesse non mantenute. «Il governo non governa e il premier è in tutt’altre faccende affaccendato». Nel merito delle questione per le quali maggioranza e governo si stanno adoperando, ha fatto presente che se gli italiani dovessero stilare la lista delle priorità, tra queste non rientrerebbe certamente il ddl sulle intercettazioni in questi giorni al vaglio del Parlamento. «Non è la migliore legge – ha dichiarato – per l’interesse nazionale ma forse per l’interesse personale di qualcuno». Sempre sulla giustizia, ha contestato il fatto che solamente quando non si hanno argomenti si evocano i complotti dei magistrati per realizzare un golpe. Rispetto al futuro del Paese, poi, ha parlato di inesorabile declino, legato al fatto che «continuiamo a importare braccia ed esportare cervelli». Tornando a discutere delle priorità, ne ha individuato una nei tagli non tanto della politica, quanto di tutti quegli apparati che si sono generati attorno alla politica. Ben più importante della discussione sulla legge elettorale sono proprio i tagli a questi apparati e al numero di Parlamentari. Fini ha discusso anche dell’ipotesi di introdurre una patrimoniale, invitando Berlusconi a fare un bagno di umiltà, e a riconoscere che il suo ragionamento secondo il quale danneggerebbe gli elettori del Pdl non tiene, dal momento che questi sono, per lo più, studenti, giovani e operai.
Il numero uno di Montecitorio ha, infine, speso lacune parole sulla Lega, denunciando il fatto che non stia tanto mettendo a repentagli l’unità nazionale, quanto la coesione nazionale, creando profonde lacerazione tra nord e sud. In tal senso ha voluto, infine, «ringraziare il Capo dello Stato per avere detto che l’ipotesi di secessione è fuori dalla storia. Quelli della Lega danno il meglio quando a Pontida si vestono da Unni e Barbari»