Sono di grande prestigio i candidati per la poltrona del ministero per lo Sviluppo Economico. Da un lato Antonio Catricalà, giurista e presidente di sezione del Consiglio di Stato – attualmente numero uno dell’antitrust – dall’altro Carlo Secchi, economista di chiara fama internazionale e già rettore dell’università Bocconi di Milano dal 2000 al 2004.  



Antonio Catricalà, di origini calabresi, A ventiquattro anni ha vinto il concorso in magistratura ordinaria, superando l’esame di abilitazione all’esercizio della professione forense. Ha vinto i concorsi per procuratore dello Stato e, a ventisette anni, per avvocato dello Stato. Dal 2006, è Presidente di sezione del Consiglio di Stato. Presidente e componente di collegi amministrativi, ha collaborato con l’Ufficio legislativo della Presidenza del Consiglio dei Ministri ed è stato Capo di Gabinetto e consigliere giuridico nei ministeri. È stato segretario generale dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Ha insegnato Diritto Civile – su cui ha scritto un saggio – Diritto Privato e Diritto dei Consumatori. Nel 2010 rinunciò a presiedere l’Autorità per l’energia elettrica e il gas per rimanere all’Antitrust.



Carlo Secchi è stato eletto deputato europeo alle elezioni del 1994 ed è stato senatore della Repubblica dal 1995 al 1996 con il Partito Popolare Italiano; è stato vicepresidente della Commissione per i problemi economici e monetari e la politica industriale e membro della Delegazione per le relazioni con la regione trans caucasica. La sua carriera di accademico – come docente di Politica economica europea – lo ha portato spesso anche nei salotti televisivi o dietro ai microfoni radiofonici – piuttosto che nelle interviste sui giornali – proprio per le sue doti di economista da sempre stimato e, per questo, più volte il suo nome è stato accostato a incarichi prestigiosi. Con queste premesse, sembrano due volti indicati ad hoc per ridare lustro alla sterile politica industriale degli ultimi anni. Prioritario sarà ridare ossigeno alle imprese tartassate, magari con un corretto riordino degli incentivi destinati agli imprenditori.



Occorrerà raziocinio nelle politiche per l’internazionalizzazione, a fronte d’un mercato instabile e spesso cannibalizzato dalle nuove economie mondiali. Opportuno sarebbe rimettere sul tavolo dei confronti un’efficace legge per la concorrenza. 

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