Per il ministero delle Infrastrutture si continua ad insistere – al momento – su un unico nome, quello di Carlo Secchi: 67 anni, professore ordinario di Politica economica europea presso l’Università Bocconi di Milano – di cui è stato rettore dal 2000 al 2004 – ha nei suoi trascorsi anche un paio di esperienze politiche, prima nel 1994 come deputato europeo, poi come senatore della Repubblica, sempre tra le fila del Partito popolare italiano.
Laureatosi in Economia e Commercio proprio presso la Bocconi, si specializza e perfeziona i suoi studi presso diverse università olandesi, come la Erasmus University of Rotterdam, dove – nel 1978 – ha anche insegnato, spingendosi con l’attività didattica anche a Parigi (presso la HEC), Vienna e – addirittura – Bangkok. Ha, inoltre, insegnato presso gli atenei di Sassari e Trento, dove ha anche diretto il Dipartimento di Economia.
Da sempre stimato – proprio per le sua eccellenza come economista – più volte il suo nome è stato accostato a incarichi prestigiosi, come ministro dell’Economia, del Tesoro e delle Finanze, ma anche come governatore della Banca d’Italia, in particolare quando scoppiò il caso legato all’ex – governatore Antonio Fazio.
All’interno dei papabili alle poltrone ministeriali del neo-governo Monti, il suo nome circola anche per il dicastero dello Sviluppo Economico.
Sarà necessario, per il futuro Ministro delle infrastrutture, dare una forte accelerazione al programma delle infrastrutture strategiche per lo sblocco dei fondi Cipe già assegnati. Sono quanto mai urgenti norme procedurali e fiscali favorevoli all’ingresso di capitali privati nella realizzazione delle opere e urgono spinte convinte verso una reale liberalizzazione dei trasporti.
Del resto, la domanda della famosa lettera in 39 punti dell’UE non lascia scampo in merito: “È possibile redigere meglio ed esporre chiaramente la politica scelta dal governo per ciò che concerne aeroporti, strutture portuali e trasporto eccezionale su strada?”.