La Camera si accinge a votare la fiducia al governo tecnico guidato da Mario Monti. Un esito pressoché scontato, salvo clamorosi dietro-front dell’ultimo momento. Quel che, infatti, è pressoché not a tutti è che se l’esecutivo nominato per dare alla istituzioni europee e ai mercati garanzie adeguate circa al nostra capacità di solvenza dovesse morire prima di vedere la luce, per il Paese si tratterebbe di una situazione drammatica. Di questo, la maggior parte delle forze politiche ne sono consapevoli. Lo sono state ieri in Senato, quando hanno votato sì 281 senatori su 306 votanti. Oggi le dichiarazioni di voto hanno preso il via alle 10.00.
Il primo a esprimersi è stato il capogruppo alla Camera del Pd, Dario Franceschini, che ha ringraziato il neo premier, auspicandosi che il suo mandato duri sino al termine naturale della legislatura. Poi, lo ha paragonato a Ciampi, sostenendo che anche il presidente della Repubblica emerito mise la sua credibilità internazionale al servizio del Paese, per risolvere la crisi che stava vivendo. Il capo dei deputati del Pdl, invece, Francesco Cicchitto (Berlusconi, come previsto, non è intervenuto), ha ricordato che l’ex premier ha compiuto due atti di responsabilità, dando le dimissioni e accettando di dare l’appoggio al nuovo governo; appoggio senza il quale – ci ha tenuto a ribadire – ci sarebbero state solamente le elezioni. Alle 12 è stata la volta della replica del professore della Bocconi. Che, tra le altre cose, si è concesso anche qualche battuta. Rigettando l’accusa relativa al governo dei poteri forti e definendola altamente offensiva, ha ricordato che lui, per il business americano, era «come Saddam». Riferendosi a se stesso, ha aggiunto: «Vi prego, continuate pure a chiamarmi professore. Anche perché l’altro titolo, Presidente, durerà poco». Quando, poi, ha dedicato un saluto a Gianni Letta, manifestando apprezzamento per il suo operato, tutta l’Aula si è alzata in piedi per applaudirlo. L’ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio, che si trovava nella tribuna della Camera, si è alzato in piedi, ha allargato le bracci in segno di gratitudine, ed ha rivolto all’Aula un inchino.
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