Durante il suo discorso, il neo premier Mario Monti ha ribadito che il suo governo tecnico, che ha definito di «impegno nazionale», durerà solamente sino a quando sarà il Parlamento a deciderlo. Ha tentato di rassicurare le principali forze politiche che lo sostengono. Ribadendo, anzitutto, che l’esecutivo da lui retto non è quello dei poteri forti, accusa per la quale ha sottolineato di sentirsi offeso, e aggiungendo, ironicamente, «magari l’Italia ne avesse un po’ di più». Poi, rivolgendosi all’unico partito che non gli ha voluto garantire la fiducia, la Lega Nord, ha spiegato che l’eliminazione del ministero delle Riforme, retto precedentemente da Bossi, sostituito dalla delega alla Coesione territoriale, non rappresenta il tentativo di cancellare quanto fatto sino in termini di federalismo. Ha, inoltre, precisato che non c’è alcuna  «contraddizione tra il rispetto per quanto è stato già deciso in materia di federalismo e una specifica attenzione nella coesione territoriale, il valore che interessa tutti poi dipende da modalità con cui viene realizzato». Tra gli attestati di stima, quelli di maggior peso sono giunti all’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Che, parlando al Tg5 del nuovo esecutivo, si è detto convinto del fatto che sia costituito da persone dotate di estrema professionalità e competenza.



Non tutti la pensano così. Tra i banchi del’Aula si aggirava, infatti, Domenico Scilipoti, transfugo dell’Idv, per mesi a capo della principale “stampella” del governo, i Responsabili. L’onorevole, infatti, si muoveva a Montecitorio con una larga fascia nera sul braccio, in segno di lutto. Ai colleghi che gli si sono avvicinati per chiederne il motivo, non ha risposto, rimanendo in silenzio, ma consegnando loro un volantino che rappresenta un manifesto mortuario, con scritto: «oggi è morta la democrazia parlamentare. Il popolo Sovrano ne dà il triste annuncio al Paese». Fuori da Montecitorio, tuttavia, si è mostrato decisamente più loquace con i cronisti, spiegando loro che il governo Monti rappresenta il sovvertimento e il commissariamento della democrazia.



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