E’ il capo della Lega Nord Umberto Bossi a rivelare ai cronisti quale sarà il frutto del Consiglio dei ministri straordinario di stasera. Un vertice di importanza cruciale per il futuro del Paese. Dopo il tonfo delle borse di ieri, quando Piazza Affari è scesa di quasi il 7 per cento e lo spread tra titoli italiani e tedeschi ha superato la soglia dei 450 punti, non c’è più tempo da perdere per dare all’Europa ciò che chiede. Perché, in caso contrario, i mercati e gli investitori vedranno sempre di più l’Italia come un Paese a rischio default. E, ciò che chiedono le istituzioni europee è di dare un segnale tangibile della nostra capacità ci agire in maniera sistematica e continuativa sul nostro debito, per dimostrarne al capacità di solvenza. La manovra finanziaria d’agosto e  la lettera inviata mercoledì scorso all’Ue, è evidentemente ancora poco.



Ieri, l’annuncio del premier greco di indire un referendum sul piano di aiuti dell’Unione per salvare il proprio Paese dal default ha fatto crollare le borse europee. La nostra, più delle altre. Si siamo rivelati, infatti, maglia nera d’Europa. Il governo, quindi, in occasione del G20 dovrà dimostrare che, dalle prime “strigliate”, è stato in grado di realizzare qualcosa di oggettivo. A quanto ha riferito il Senatur, domani Berlusconi poterà «un decreto legge sulla famosa lettera inviata alla Ue». Una mossa non da poco, se effettuata effettivamente. La lettera, infatti, conteneva una serie di riforme strutturali ed epocali. L’ambizione, in sostanza, di realizzare in pochi mesi il programma liberale che i vari governi Berlusconi non sono riusciti a realizzare in 20 anni, contenente una serie di misure come la riforma dell’architettura dello stato, la rimozione dei vincoli burocratici e la modernizzazione della pubblica amministrazione. Ebbene: a chi ha chiesto al capo del Carroccio quali saranno i contenuti del decreto, ha risposto: «Saranno quelli della lettera». Il ministro per le riforme ha speso anche qualche battuta sul premier. Da giorni si susseguono voci, per l’ennesima volta, circa l’ipotesi che lasci. Magari in mano a un governo tecnico a guida Mario Monti.



In merito a tale ipotesi, così ha liquidato la faccenda: «Berlusconi non lo fa. Inutile chiedere, tanto quello non lo fa». Sembra, infine, che nel decreto ci saranno tutti i contenuti della lettera, meno uno. A una domanda sulle pensioni, infatti, prima ha risposto con l’ormai classico dito medio. Poi, ha dichiarato: «Se togliamo le pensioni ai lavoratori che hanno sempre lavorato per dare i soldi a Roma».

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