La cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente francese Nikolas Sarkozy lo hanno ammesso, hanno confessato esplicitamente ciò che tutti sanno, e il vero motivo per il quale tutti i fari europei sono puntati sull’Italia. Ovvero, che un collasso del nostro Paese, finanziario ed economico, condurrebbe «inevitabilmente alla fine dell’ euro». E, dalla fine dell’euro, sanno tutti che si potrebbero generare ripercussioni a livello mondiale. E’ quanto si apprende da un comunicato diffuso al termine del Consiglio dei ministri. Dal quale si evince che, inoltre, la Merkel e Sarkozy hanno espresso, nel presidente del Consiglio Mario Monti piena fiducia. In lui e nel suo governo. Ribadendo il sostegno all’Italia, inoltre, hanno sottolineato come la fine della divisa unica comporterebbe «uno stallo del processo di integrazione europea dalle conseguenze imprevedibili». Il premier, dal canto suo, ha dato garanzie circa il mantenimento degli obiettivi. Primo tra tutti, il pareggio di bilancio nel 2013. Da questo punto di vista, il professore della Bocconi ha ammesso che molti passi in avanti sono stati compiuti, nel recente passato, relativamente al consolidamento fiscale. Monti, inoltre, si è impegnato a rendere un tale consolidamento sostenibile, varando una serie di riforme, puntuali ed eque, che possano, contestualmente, favorire la crescita e il rilancio economico. Tali riforme fondano, anzitutto, sul discorso programmatico effettuato di fronte all’Aula del Senato il 17 novembre, e saranno portate a compimento una volta ottenuto anche il consenso delle parti sociali. In ogni caso, comunica ancora Palazzo Chigi, tutto ciò avverrà nel minor tempo possibile, la definizione concreta delle strategie e dei provvedimenti da emanare in tempi rapidi. Nel frattempo il commissario europeo al mercato interno Michel Barnier ha fatto sapere che l’Italia non è sotto commissariamento. E ha aggiunto che l’incontro tra Monti, Sarkozy e la Merkel dimostrerebbe la sostanziale uguaglianza tra i tre Paesi. Il commissario agli Affari economici, Olli Rehn, invece, ha posto l’accento sull’eccezionalità delle sfide che l’Italia si ritrova a dover affrontare.
In particolare, nonostante le debolezze antiche, dovrà essere in grado di garantire il pareggio del bilancio e, contemporaneamente, misure che assicurino l’equità sociale e il rilancio dell’economia. Ha, infine, fatto presente che, della crisi in atto preoccupano due fattori: il fatto che si stia espandendo dagli stati centrali a quelli periferici e l’elevato tasso di disoccupazione giovanile.