Verrà votato oggi alla Camera il testo della manovra economica, su cui ieri lo stesso governo Monti ha posto la fiducia. Successivamente la legge dovrà passare al Senato, dove con ogni probabilità verrà approvata entro Natale.
Il premier Mario Monti in questo momento sta seguendo dai banchi del governo le dichiarazioni di voto (votazione per appello nominale intorno alle 11.30). Una delle più accese è stata quella del leader dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro che ha definito la manovra “iniqua e ingiusta perchè si è arresa alle lobby”. e, infine, imposta con la fiducia. Antonio Di Pietro boccia la manovra e il governo che, seppure «composto da brave persone di alta professionalità», da tecnico si è trasformato in politico al solo scopo di sopravvivere. «Certo – ha proseguito Di Pietro – è decisamente meglio confrontarsi con personalità e professionalità come le vostre, piuttosto che con un premier che in Europa ci faceva ridere dietro o con ex ministri del precendente governo inquisiti per fatti di mafia».
D’altra parte i ruoli sono chiari: Pd, Pdl e Terzo Polo diranno sì alla manovra, a fare opposizione e a votare no ci saranno soltanto Italia dei valori e Lega Nord, che ieri non è stata da meno. La compagine padana infatti si è presentata in aula con cartelli di protesta al grido di “vergogna, vergogna”, mentre il ministro Piero Giarda poneva la questione di fiducia. Un episodio da cui è scaturito uno scontro verbale con il presidente della Camera, Gianfranco Fini, che ha deciso di espellere due deputati della Lega, precisamente Fabio Rainieri e Gianluca Bonanno. Dai banchi della Lega a quel punto sono partiti dei veri e propri insulti nei confronti di Fini, definito da qualche deputato “cialtrone”. La replica del presidente della Camera è stata tagliente: “È proprio vero che ogni botte dà il vino che ha”.
La delusione di Pd e Pdl, invece, riguarda la decisione di non introdurre più alcun emendamento alla manovra: criticata, soprattutto da sinistra, la decisione di non applicare più le liberalizzazioni previste su farmacie e taxi.
L’ex premier Silvio Berlusconi, invece, ha confessato ieri di non avere ancora deciso se oggi prenderà la parola in Aula: «In questa situazione è davvero difficile. Ci sono moltissime norme contrarie agli ideali dei veri liberali come noi. Innanzitutto “pacta servanda sunt“, non si possono cioè cambiare i diritti acquisiti sulle pensioni e sui capitali scudati. Se lo Stato lo fa viene meno alla sua parola. Gli evasori non saranno simpatici a nessuno, ma uno Stato serio queste cose non le deve fare».
Alle 9 di oggi è cominciata la seduta,le dichiarazioni di voto sono in corso, mentre intorno alle 11 inizierà il voto di fiducia. Seguiranno gli ordini del giorno, la riunione dei capigruppo e, nel tardo pomeriggio, le dichiarazioni di voto e il voto finale (intorno alle 19.30) sul decreto che verrà inviato al Senato per l’approvazione definitiva.
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