Gli italiani hanno ancora una fede incrollabile in Mario Monti? Il professore varesino, diventato in breve tempo senatore a vita e premier del neonato “governo di impegno nazionale”, potrà contare sul sostegno convinto degli italiani, nonostante i sacrifici della manovra? A giudicare dai dati in possesso di Alessandra Ghisleri, Direttore dell’Istituto di ricerca Euromedia Research, l’indice di fiducia del presidente del Consiglio non è poi così stabile. «Se confrontiamo il valore registrato subito dopo l’insediamento del nuovo governo (66,8%) e quello del 18 novembre (64,1%) con l’ultima rilevazione si registra un calo considerevole – dice Alessandra Ghisleri a IlSussidiario.net –. Il 16 dicembre, infatti, la fiducia tra i cittadini era pari al 46,3%». Come si spiega questo crollo? «C’era molta aspettativa attorno alla promessa di “equità” fatta dal nuovo governo. Ci si attendeva infatti una particolare bravura nell’individuazione della risoluzione dei problemi del Paese più che una richiesta generalizzata di risorse. In pratica, la manovra non è stata all’altezza dell’attesa che aveva saputo creare tra la gente, soprattutto quando si è tradotta nell’aumento della benzina, dell’Iva e nell’introduzione dell’Imu. Certo, i sacrifici erano annunciati, ma ci si aspettava misure più puntuali e differenziate. Puntare su Iva, benzina e abitazione, in un Paese in cui l’80% delle famiglie ha una casa di proprietà, è sembrata a molti una strategia a pioggia non particolarmente brillante».
Anche i principali partiti che sostengono il governo del Presidente ne stanno pagando i costi politici? «Sicuramente il Partito Democratico e il Popolo della Libertà soffrono di questa situazione, anche perché sono i più esposti. Il partito di Bersani è dato in questo momento tra il 27 e il 28%, mentre quello di Alfano è tra il 25 e il 26%.
L’opposizione, com’era prevedibile, sta invece pagando. Lega e Idv si rafforzano e in questa fase sono rispettivamente al 10% e all’8%. Il primo partito è comunque quello di chi si astiene e vale il 40%.
Agli italiani infatti non basta la protesta fine a se stessa e la maggior parte di loro preferisce aspettare che questa stagione si chiuda e ci traghetti fuori dalla crisi, prima prendere delle decisioni».