Il presidente del Consiglio Mario Monti, al termine del Consiglio dei ministri di tre ore in cui è stata approvata la manovra finanziaria da 24 miliardi di euro, in conferenza stampa ne ha presentato i principali contenuti. Specificando che, se nel passato tanti decreti sono stati caratterizzati dal prefisso “salva”, in questa occasione si è determinata una circostanza particolare. Negli altri casi, infatti, l’oggetto salvato rappresentava sempre qualcosa che, seppure nobile, era espressioni di intessessi di parte. Questa volta, il decreto riguarda tutto il Paese. Da cui, la definizione del professore della Bocconi di “decreto salva Italia”. Monti, rivolgendosi, anzitutto, agli italiani, ha voluto precisare alcune questioni.
Ha spiegato, anzitutto, che il governo ha ricevuto un mandato di breve durata ma di severo impegno. Dettato da una grave consapevolezza. Come aveva già spiegato nel pomeriggio, l’Italia si trova davanti ad una drammatica scelta: accettare i sacrifici dettati dalla contingenza; o trovarsi in una situazione tale per cui il nostro Paese si rivelerebbe insolvente, determinando così la fine dell’euro. A tale contingenza, ha spiegato, si è arrivati per una serie di fattori. Secondo Monti, negli anni, si sono prodotti una serie di squilibri e il debito pubblico è aumentato a tal punto che, oggi, rischia di essere compromesso quello che è stato realizzato nel corso di quattro generazioni. Una politica che ha provocato la difficoltà dei giovani, oggi, a trovare lavoro e le profonde differenze che sussistono tra nord e sud. In particolare, il debito pubblico dell’Italia «è colpa degli italiani – ha detto – che in passato non hanno dato abbastanza peso e attenzione al benessere delle generazioni future». Per questo, uno dei primi provvedimenti adottati riguarda la riduzione significativa, fin da subito, dei costi della politica.
A tal proposito, il premier ha annunciato di aver rinunciato alla remunerazione per il suo doppio incarico di presidente del Consiglio e ministro dell’Economia. Detto ciò, ha ricordato agli italiani che «l’Italia ha il potenziale per far vedere che è un grande paese in grado di risolvere i suoi problemi» e che devono sentirsi orgogliosi, e non derisi come è accaduto in passato. Nell’illustrare le misure messe a punto dall’esecutivo, di cui ha voluto ringraziare, in particolare, il ministro per lo Sviluppo economico Corrado Passera, quello del Welfare, Elsa Fornero (clicca qui per la scheda sulla riforma delle pensioni di anzianità), quello dei Rapporti con il Parlamento, Piero Giarda, e il viceministro dell’Economia Grilli, ha fatto presente che i sacrifici richiesti vanno letti nella triplice prospettiva dell’equità, del rigore dei conti e dello sviluppo. Per quanto riguarda, in particolare, il primo punto, ha fatto presente che tali sacrifici sono stati distribuiti nel modo migliore possibile.
«Insieme ce la faremo: ho voluto dare un messaggio di grande preoccupazione, ma insieme di grande speranza», ha detto, presentando una serie di misure che riguardano aiuti alle imprese, azioni a sostegno della famiglia e una serie di modifiche alla normativa fiscale; in quest’ultimo punto, è compreso l’allargamento della base imponibile per le piccole imprese, «il pagamento di una imposta dell’1,5% sui capitali che hanno utilizzato lo scudo fiscale» e l’esclusione del ricorso allo strumento del condono fiscale.