Si aggiunge anche il ministro Gelmini alla lista dei rappresentanti del governo contrari al fermo delle attività in occasione del 17 marzo, festa nazionale dell’unità d’Italia. Dopo Calderoli, Bossi e anche il presidente di Confindustria Marcegaglia, anche Gelmini è contraria alla chiusura delle scuole. «Penso che il 17 marzo le scuole debbano restare aperte» ha detto.



«La ricorrenza potrà essere celebrata in classe durante l’orario normale dedicando una particolare attenzione a quel momento storico così importante», dice. «Un modo per dare più valore a questo appuntamento, altrimenti si correrebbe il rischio di considerarlo solo un giorno di vacanza in più». Per questo sta preparando una circolare che spiegherà alle scuole come comportarsi. Berlusconi, intanto, ha chiesto una pausa di riflessione sulla decisione finale. Secondo testimonianze, il consiglio dei ministri è diviso sulla scelta finale. Umberto Bossi e Giorgia Meloni avrebbero anche litigato duramente.



Il rischio, secondo Bossi, è che alla giornata di festa che cade di giovedì venga aggiunto spontaneamente un lungo ponte vacanziero. Una cosa che in questo momento di crisi non è possibile permettersi. Ma anche, secondo Bossi, perché si tratta di una festa che non tutte le zone d’Italia recepiscono allo stesso modo.

La replica di Meloni: «Una nazione non è fatta solo di soldi, non potete ridurre il 17 marzo ad una festa di serie B». Secondo Meloni anche tenere aperte le scuole è sbagliato perché «nulla garantisce che in aula si parli davvero dell’unità d’Italia». Anche La Russa e Calderoli litigano. Alla fine nessuna sintesi, restano solo le divisioni: «La decisione è stata rinviata – dice il ministro del Welfare Sacconi – ma ne parleremo. Stiamo cercando una soluzione che non pesi sulla crescita economica e allo stesso tempo consenta un’adeguata celebrazione di un evento al quale diamo significato ogni 50 anni».