Ieri l’ufficio di presidenza del Popolo della libertà ha diramato un documento ufficiale. Nel documento si esprime piena solidarietà a Silvio Berlusconi, “vittima da 17 anni di una persecuzione che non ha precedenti nella storia dell’Occidente.

Stabilisce inoltre di avviare tutte le iniziative politiche necessarie per difendere il diritto di tutti i cittadini ad una Giustizia giusta e di intraprendere tutte le opportune iniziative parlamentari per scongiurare un nuovo 1994 o, ancor peggio, che a determinare le sorti dell’Italia sia una sentenza giudiziaria e non il libero voto dei cittadini”. Nel documento si legge più si legge più di un riferimento ai giudici milanesi: “La procura di Milano è ormai come una sorta di avanguardia politica rivoluzionaria”.



Per il Pdl, dunque, i pm di Milano «in spregio al popolo sovrano e ai tanti magistrati che ogni giorno servono lo Stato senza clamori e spesso con grandi sacrifici” agiscono “come un vero e proprio partito politico calibrando la tempistica delle sue iniziative in base al potenziale mediatico (è il caso della richiesta di giudizio immediato in concomitanza con l’annunciato Consiglio dei ministri sul rilancio dell’economia) o alla dirompenza istituzionale (è il caso dell’invito a comparire notificato all’indomani di una sentenza della Corte Costituzionale che avrebbe potuto contribuire al ripristino di un equilibrio tra poteri dello Stato)”.



Si parla poi, nel documento, del garante alla privacy: “Dispiace rilevare l’assoluta inadeguatezza delle prese di posizione del Garante per la privacy rispetto al diritto costituzionale protetto che tale autorità è chiamata a tutelare “. Le reazioni al documento.

Di Pietro, riferendosi alla ventilata ipotesi di un decreto sulle intercettazioni telefoniche, dice che "Fare un decreto legge per bloccare il lavoro dei magistrati che stanno indagando su Berlusconi equivale ad una dichiarazione di guerra che, facendo le debite proporzioni, sta sullo stesso piano di quanto sta succedendo in Egitto e potrebbe provocare una rivolta simile. Anche in Italia, infatti, cominciano a mancare le condizioni minime di democrazia".



Aggiunge: "Ci appelliamo, pertanto, al presidente della Repubblica affinché, con il senso di responsabilità che lo contraddistingue, possa bloccare per tempo questo ennesimo tentativo di calpestare la Costituzione, le istituzioni e il Parlamento". Anna Finocchiaro: "è lo spasmo finale di un potere che non ha nessun intenzione di cedere le armi. Trovo poi assurdo richiamare continuamente la volontà popolare come discrimine. Si può essere eletti con il 90% dei consensi ma di fronte alla legge tutti i cittadini sono uguali. Se ci sono dei procedimenti in corso – conclude – è il caso che Berlusconi si faccia processare come tutti".