Gianfranco Fini è stato acclamato stamattina presidente di Futuro e Libertà (Fli), nel corso dell’assemblea del partito. Un fatto, ha sostenuto il presidente della Camera, che dissipa le voci sulle presunte fratture all’interno del gruppo, tra “falchi” e “colombe”. Nel suo discorso poi Fini è tornato ad attaccare il presidente del Consiglio e il suo partito: «Nessuno è al di sopra della legge», ha detto il leader futurista, concludendo che «il Pdl sta massacrando il valori della destra».



«Questi pochi mesi di vita di Fli hanno segnato la storia politica italiana», ha rivendicato Fini, che ha poi sostenuto l’«unicità» della linea politica del suo partito. Unicità sia nel senso di peculiarità rispetto alle altre formazioni, ma anche come unità all’interno di Futuro e Libertà: «La distinzione tra falchi e colombe era fittizia. È evidente che non c’è una diversità di linea politica». Fini ha così risposto a quanti sostenevano che la decisione di eleggere Italo Bocchino segretario del partito avesse fatto infuriare Urso, Menia e Ronchi.



Fini ha poi ribatito che la scissione deriva dalla fedeltà al progetto orginario del Pdl e di una destra moderna.

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«Futuro e Libertà non nasce per creare un gruppo chiuso, per ribellione al presidente del Consiglio», ha spiegato Fini alla platea del suo partito. «Nasce per coerenza al progetto del Popolo della Libertà che avevamo contribuito a fondare. Nasce perché il Pdl non era un partito liberale, era altro». Il patrimonio di valori della destra liberale, invece, sarebbe stato dissipato dal partito del premier: «Essere di destra significa avere senso dello Stato e rispettare anche la prima parte della Costituzione, compreso l’articolo 3. La sovranità popolare non significa impunità, non significa infischiarsene della Costituzione, non significa essere al di sopra della legge. Neanche se si è eletti con il 99% dei voti».



 

Da qui il duro attacco nei confronti degli ex colleghi pidiellini: «Il Pdl non ha senso dello Stato e delle istituzioni. Sta massacrando i valori della destra, li sta rendendo ridicoli, rischia di cancellarne la memoria per i prossimi dieci anni». Il caso Ruby, prosegue il presidente della Camera, ne è la prova: ««È motivo di dolore per tutti gli elettori che si identificano anche all’estero con il centrodestra, ed è anche motivo di imbarazzo per molti dirigenti del Pdl, visto che siamo diventati lo zimbello del mondo occidentale per comportamenti che nulla hanno a che vedere con le dinamiche politiche». Prosegue poi il leader Fli: «Ai nostri figli non si può far balenare l’idea che c’è sempre una scorciatoia per arrivare al successo, e che il valore più importante è il denaro».

 

Fini è tornato anche sulle vicende giudiziarie del premier, insistendo sulla necessità di abbassare i toni e di lasciar lavorare i magistrati: «È sacrosanto dire "Si abbassino i toni, si evitino scontri", ma se i ministri dicono che i primi che devono abbassare i toni sono i magistrati è evidente che c’è un approccio da parte di qualcuno nell’esecutivo che non può portare al raffreddamento del confronto. I magistrati indagano, se sbagliano pagano, al pari dei cittadini, ma la politica non può attaccare frontalmente la magistratura».