E’ passato il maxiemendamento al decreto Milleproroghe sul quale il governo aveva posto la fiducia.

158 sì, 136 no e 4 astenuti: con questi numeri il governo ottiene la fiducia al Senato sul maxiemendamento al decreto Milleproroghe. Pdl e Lega hanno votato a favore, Pd, Idv, Udc, Fli, Mpa e Api contro. Giuseppe Menardi, di Fli, ha deciso di astenersi. Ora la palla passa alla Camera, dove con ogni probabilità sarà richiesta la fiducia, in modo da approvare il testo definitivo entro il 27 febbraio, prima del decadimento del decreto.



Numerose le misure previste dal maxiemendamento, tra cui la riforma del sistema di tassazione dei fondi italiani, sostegni alla banche per adeguarsi ai criteri di Basilea 3, sostegni alle imprese e alle famiglie, e una nuova social card, gestita dagli enti caritatevoli, in via sperimentale per un anno.

«Questo decreto non è più un Milleproroghe, non è un provvedimento ordinario nel quale sono contenute le proroghe a una serie di disposizioni che per ragioni varie devono vedere prolungata nel tempo la loro vigenza. È invece un provvedimento che ha la solennità e la complessità di una manovra finanziaria. Una finanziaria-pasticcio che aumenta le tasse e premia chi non rispetta le regole», ha detto il capogruppo del Pd al Senato Anna Finocchiaro nel corso delle dichiarazioni di voto.



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Per il capogruppo di Fli, Pasquale Viespoli, si tratta di «un’occasione persa che rende poco credibile l’esigenza di dare una scossa. Non si dà la scossa modificando l’articolo della Costituzione». Secondo Alfonso Mascitelli, dell’Idv, infine, «non basteranno 1 ,10, 100 decreti Milleproroghe a salvare questo governo e questa maggioranza dalla confusione, dal vuoto e dall’accavallamento di annunci, di proclami e di scelte sbagliate che avete voluto propinare agli italiani in questi ultimi tre anni».