Berlusconi va avanti e annuncia che la riforma della giustizia sarà portata a termine.

Berlusconi non molla, e dal braccio di ferro con la magistratura, comunque vadano le cose, specie il processo che lo vede imputato per concussione e prostituzione minorile, non vuole uscirne sconfitto. Intervenendo telefonicamente ad un convegno del Pdl a Cosenza, ha annunciato: «Noi ripresenteremo tutte le riforme della giustizia, le approveremo con una seduta straordinaria del consiglio dei ministri nei prossimi giorni. Il Parlamento le discuterà, le voteremo con la nostra maggioranza». E ancora: «Se necessario ci sarà un referendum e credo che tutti gli italiani vorranno una giustizia giusta». La riforma della Giustizia, spiega il premier, «conterrà tutto ciò di cui pensiamo ci sia bisogno: dalla divisione degli ordini, ai due Csm al metodo di elezione dei membri del Csm».



Sarà modificata anche la «composizione della Corte Costituzionale». Dalla giustizia a Fini: «Dal punto di vista dei numeri – ha detto il premier – la nostra è una maggioranza solida e coesa che, con la dipartita di Fini e dei suoi non ha più chi si opponeva prima a tutte le riforme che andavano nella direzione del liberalismo e che andavano nella direzione della giustizia». Riferendosi alla accuse rivolte in passato al presidente della Camera di stretto legame con l’Anm, ha commentato: «Non si poteva fare nessuna riforma che non fosse bene accetta dall’Associazione nazionale magistrati. Ora non abbiamo più questo no preventivo e siamo determinati a fare questa riforma indispensabile».



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In mattinata, passando alle recenti questioni internazionali, a chi gli chiedeva se avesse sentito Gheddafi, ha riposto: «No, non lo ho sentito. La situazione è in evoluzione e quindi non mi permetto di disturbare nessuno», aggiungendo di sentirsi preoccupato «per tutto quello che sta succedendo in tutta l’area».

 

Berlusconi ha anche detto di non credere alla notizia della morte dell’ex premier tunisino Ben Ali. «Si è saputo qualcosa di sicuro su Ben Ali o no?», ha chiesto ai cronisti, che gli hanno risposto di sì, in base a fonti francesi. «Non credo. Le notizie di ieri, da quella fonte lì, non mi sono state confermate da giù», ha replicato.



 

Sui festeggiamenti, previsti per il prossimo 17 marzo, per il 150 anniversario dell’Unità d’Italia, dai quali tre esponenti della Lega Umberto Bossi, Roberto Calderoli e Roberto Maroni si sono dissociati, a chi gli chiedeva se fosse giusto osservarli ha velocemente risposto: «Credo di sì, credo valga la pena di festeggiare» .