Riforme condivise? Con Berlusconi è impossibile. A dirlo è Gianfranco Fini, ospite questa mattina ad una commerazione di Pinuccio Tatarella. Il premier infatti «ha una concezione muscolare del bipolarismo. Ha sempre necessità di un nemico e di un avversario contro cui scagliare i suoi anatemi. In un sistema bipolare ciò che unisce è importante come ciò che divide. E solo gli ignoranti della politica definiscono tutto ciò inciucio. Berlusconi – ha concluso – si muove con lo schema mentale dello scontro ideologico. Non c’è possibilità di riforme condivise e obiettivi comuni».
Fini parla rievocando la vicenda della Bicamerale sulle riforme, fatta «saltare» da Berlusconi «dalla mattina alla sera». Tatarella invece era impegnato nella ricerca di un «segmento comune» tra le parti. «La Bicamerale avrebbe reso possibile il superamento della fase in cui l’altro è necessariamente antagonista». Chi non capisce questa necessità, dice Fini, è «un’analfabeta della politica».
CONTINUA A LEGGERE LE DICHIARAZIONI DI FINI SU BERLUSCONI CLICCANDO SULLA FRECCIA
Silvio Berlusconi – prosegue Fini – è l’inventore dell’espressione «teatrino della politica» ma oggi «in quel teatrino lui è il regista e il primo attore. Oggi – ha proseguito – tutto ruota intorno a questo scontro all’arma bianca o con o contro Berlusconi. Se andassimo tutti oltre Berlusconi staremmo meglio». Il presidente della Camera di sofferma poi sui contenuti del nuoov videomessaggio di Berlusconi ai pormotori della libertà: «È triste notare che Berlusconi ripete sempre le stesse cose per distrarre gli italiani dal suo fallimento» dice il leader di Fli. «Tranquillizzo Berlusconi – scherza Fini – i sondaggi ci danno lo 0,01%. Dice che impedivo di fare certe riforme? Beh, mi attribuisce un merito».
«Il problema del Pdl e di Berlusconi – commenta Fini – è l’assenza di identità culturale e politica perché il Pdl è tutto e il contrario di tutto. Il Pdl è un perenne spot, un perenne comizio propagandistico e questa assenza di identità rende impossibile il confronto con l’altrui identità e crea muri. Ma il rischio è che la disaffezione politica riguardi a lungo andare tutti i soggetti in campo, rischiamo per davvero di perdere complessivamente il contatto con buona parte della società e questo l’Italia non se lo può permettere».