Due ore di colloquio ieri tra il capo dello Stato e il Guardasigilli Alfano. A tema la riforma della giustizia proposta dal governo e che verrà presentata oggi in consiglio dei ministri. Alfano si è dichiarato soddisfatto del colloquio con Napolitano, il quale tramite i suoi portavoce commenta: «È stata la presa d’atto di una scelta che rientra nelle responsabilità dell’esecutivo».



Durante il colloquio Napolitano ha evidenziato alcuni passaggi della riforma facendo considerazioni di carattere generale ed evitando di entrare nel merito di ogni singolo articolo che compone la riforma. Ha chiesto chiarimenti su alcuni punti, come le parti che dovranno modificare il titolo IV della Carta ( la disciplina delle funzioni giurisdizionali). In conclusione ha lasciato intendere che autorizza la presentazione del disegno di legge al consiglio dei ministri. Da un punto di vista tecnico, i punti cardine della riforma (separazione delle carriere dei magistrati, sdoppiamento del consiglio superiore della magistratura) non si è ravvisato alcuna violazione di principi cosiddetti  intangibili. E’ stato osservato che la riforma riprende poi alcuni punti di quanto proposto nella vecchia bicamerale di Massimo D’Alema.



Ecco, secondo quanto riporta il Corriere della Sera, le due raccomandazioni portate aVanti dal presidente della Repubblica: 1) Studiare una revisione «di ampio respiro, senza interventi sterili e settoriali» che mortifichino l’autonomia e l’indipendenza delle toghe o, peggio, che abbiano un sapore ritorsivo «influenzato dalle contingenze», che sarebbero poi le pendenze giudiziarie del premier; 2) La ricerca di larghe intese con l’opposizione fin da subito, l’unico metodo per costruire in Parlamento il massimo consenso possibile e restituire davvero «qualità ed efficienza al processo penale».