La crisi giapponese, l’allarme radiazioni, sono tutti elementi che hanno riportato in primo piano un referendum, quello sul nucleare, che forse non avrebbe avuto tanta risonanza. Il referendum, promosso dall’Italia dei valori, è stato presentato per abrogare la norma per la  “realizzazione nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia nucleare”. 



E’ una parte del decreto legge “Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria” firmato il 25 giugno 2008 e convertito in legge “con modificazioni”. Ovviamente quanto sta accadendo in queste ore ha riacceso il dibattito pro e contro. Il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, ad esempio, ha appena rilasciato una dichiarazione in cui dice che il suo partito sostiene il referendum per bocciare la proposta del governo di tornare all’energia atomica. “Lavoreremo perché dalle urne esca una risposta chiara contro questo piano. Abbiamo chiesto che i referendum vengano accorpati con il voto delle amministrative perché vogliamo che si raggiunga il quorum”. Da parte loro, i promotori del referendum stesso, saranno in piazza Navona il 19 marzo a Roma, una mobilitazione pubblica. Ci saranno Bruno Tinti, ex magistrato e giornalista, il fisico Giorgio Parisi, Lidia Ravera, Franca Valeri e lo stesso Di Pietro.



Il governo al momento non si è ancora espresso preferendo non entrare in merito al dibattito. Lo aveva fatto però un esponente di primo piano della Lega, il governatore del Veneto Luca Zaia, ancor prima che scoppiasse l’emergenza Giappone: “La verità è che il Veneto non ha assolutamente nessuna candidatura per una centrale nucleare. A dire no è il suo presidente e cioè il sottoscritto”. La base leghista è alquanto contraria infatti al nucleare. Ma Bossi non ha ancora rilasciato dichiarazioni al proposito. E’ invece favorevole al piano del nuovo nucleare l’Udc di Casini, mentre i figiani osservano che non voteranno contro leggi che hanno precedentemente sostenuto in Parlamento. Anche se non manca il dissenso, ad esempio quello di Luca Granata che si è detto contrario al nucleare.

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