Ospite ai microfoni di Radio Rai, al programma Un giorno da pecora, l’eurodeputato leghista Borghezio, noto per la sua visione radicale su federalismo e indipendenza della Padania. Che oggi, in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia, ha definito l’inno nazionale “sfigatello”.
“Riconosco che la mia battuta sull’Inno di Mameli è stata inopportuna in questa giornata, se incontrerò nei prossimi giorni a Torino il Presidente Napolitano e mi chiedesse di scusarmi di questa espressione, lo farei”: lo ha detto oggi Mario Borghezio, eurodeputato della Lega Nord, ai microfoni del programma di Radio2 ‘Un Giorno da Pecora’. Quindi lei non crede veramente che l’Inno italiano sia ‘sfigatello’, come invece lo aveva definito? “Se mi chiede un parere sulla differenza tra l’inno di Mameli e il Và Pensiero, io le dico a cuore aperto che uno, musicalmente, è un po’ tristarello e non rappresentativo della nostra cultura musicale, almeno di noi padani”. Quindi non ‘sfigato’ ma ‘triste’? “Secondo me non è adeguato, mentre il Và Pensiero è di Verdi, non confondiamo le cose”.
150° ANNIVERSARIO UNITA’ D’ITALIA BORGHEZIO – Oltre alla polemica sull’Inno, lei ha detto che il 17 marzo è una giornata di lutto. “Io ho detto che nel cuore di molti patrioti padani, oggi più che una giornata di festa è una giornata di lutto, però non intendo pronunciare nemmeno una parola irriguardosa verso il Presidente della Repubblica e verso il Paese che, in qualche modo rappresento anche io”.
Cosa vuol dire – gli chiedono i conduttori – “in qualche modo”? Lei è stato eletto coi voti degli italiani, no? “Io sono stato eletto coi voti dei padani”. E non è la stessa cosa? “Padani vuol dire padani, italiani è un concetto più largo. Però – ha spiegato Borghezio – quando ci sarà l’autodeterminazione della Padania, gli italiani saranno ottimi vicini, nei limiti cercheremo di avere i migliori rapporti possibili”. E quando potrebbe avvenire questo momento? “Non mettiamo limiti alla Provvidenza, per me ieri sarebbe già tardi”, ha concluso l’eurodeputato leghista.