Terminate le celebrazioni per i 150 anni dell’unità d’Italia, la politica torna a discutere di giustizia. Sono bastate infatti le proposte di modifica al processo breve depositate alla Camera dall’On. Maurizio Paniz (Pdl) per riaccendere la polemica. «Avevamo posto una sola condizione per sederci al tavolo delle riforme – ha dichiarato Roberto Rao, capogruppo Udc in commissione giustizia alla Camera -: cancellare il sospetto di nuove leggi ad personam. La maggioranza ha pensato bene di farla saltare e se ne assumerà tutte le responsabilità». Dal disegno di legge scomparirebbero infatti le norme che avrebbero mandato al macero molti processi, ma entrerebbe l’estinzione dei reati in tempi meno lunghi per gli incensurati.
«A questo punto – dichiara la Sen. Franca Chiaromonte (Pd) a IlSussidiario.net – tocca al Governo chiarire se vuole percorrere la strada della riforma epocale e complessiva, che riguarda tutti i cittadini, o se preferisce inseguire proposte inaccettabili e poco credibili».
Chiarito questo punto, secondo lei, si potrà tornare a discutere o, come sostiene qualche suo collega di partito, senza “passi indietro” di Berlusconi con la maggioranza non si tratta?
La centralità del Parlamento è un elemento sacro del nostro sistema politico. Per questo sono convinta che occorra una discussione nel merito, senza preclusioni preventive. In Parlamento non si “tratta” con la maggioranza, è il luogo dove si media e si fa discussione politica per produrre quelle leggi che servono al Paese. D’altronde non possiamo negare che il conflitto tra politica e giustizia deve finire e, purtroppo, si trascina da più di trent’anni.
Entrando nel merito, cosa ne pensa della separazione delle carriere e, conseguentemente, dei due Csm proposti dalla maggioranza?
Sono assolutamente d’accordo. Sarebbe di certo un passo in avanti. Riguardo al doppio Csm l’importante è salvaguardare l’equilibrio tra togati e non togati e che sia il Presidente della Repubblica a presiederli.
Riguardo invece al tema della responsabilità dei giudici?
Anche su questo sono favorevole. È giusto che ci sia un’assunzione di responsabilità penale da parte dei giudici che sbagliano. Questi errori, inevitabilmente, possono incidere in maniera drammatica sulla vita delle persone e delle loro famiglie. Ci sono però anche dei punti che non mi convincono.
Come ad esempio?
Ritengo pericolosa, in termini di equilibrio di poteri, l’idea di creare una polizia giudiziaria autonoma e non penso che l’inappellabilità di fronte alla prima assoluzione sia una buona proposta.
C’è poi il grande tema dei costi della giustizia che non è stato adeguatamente tenuto in considerazione e che rappresenta, a mio avviso, una vergogna inaccettabile per un Paese civile. La mia proposta in questo senso è quella di una riforma e di un ripensamento delle circoscrizioni giudiziarie.
Se invece il Governo tornasse a ipotizzare provvedimenti restrittivi nel campo delle intercettazioni telefoniche?
Discutiamone. Se, come sembra, la maggioranza avesse intenzione di mettere limiti alle intercettazioni, che a mio parere sono uno strumento indispensabile per le indagini, mi opporrei. Se invece, l’intento è quello di mettere fine all’indegno spettacolo di questi anni che vede i tabulati e i dialoghi pubblicati automaticamente sui giornali, sposerei questa causa. Le fughe di notizie che screditano e ledono la libertà e l’onorabilità di cittadini che non sono stati ancora giudicati, non sono più tollerabili. Anche su questo è giusto che la magistratura venga responsabilizzata.
Lei è l’autrice, assieme a Luigi Compagna (Pdl), di un progetto di legge per ripristinare l’istituto dell’immunità parlamentare, anche se riveduto e corretto. Perché il suo partito ne ha preso le distanze, secondo lei?
La bellezza del Partito Democratico è quella di ospitare diverse culture politiche. Per questo ritengo normale che ci siano posizioni anche molto distanti. Alcuni miei colleghi hanno sottoscritto la mia proposta, altri no, quando sarà il momento torneremo a discuterne con calma. Chiaramente rimango della mia idea: i politici non sono di certo assolti dal rispetto delle leggi, ma il potere della magistratura deve essere bilanciato.
(Carlo Melato)