L’ex Romano Prodi, intervistato da Famiglia Cristiana, ammette di esser stato lui a sdoganare Gheddafi e spiega la sua scelta in termini di Real Politik

L’ex presidente del Consiglio Romano Prodi, intervistato da Famiglia Cristiana, interviene sulle recenti rivoluzioni in nord Africa e Medioriente. Episodi inediti e imprevedibili, di fronte ai quali l’Europa – accusa il Professore – assiste inerme. A partire, ad esempio, dalla possibilità di ricongiungere le sponde di «quello che Braudel definiva “un grande lago” ricco di scambi, economici, commerciali, culturali…». Ma, «Il problema – dice Prodi – è che ai Paesi nordici del grande lago non interessa un bel niente. Io stesso mi ero impegnato a questo ricongiungimento del Mediterraneo quando ero presidente della Commissione europea. Dicevo: la storia ci ha delegato ad aprire con urgenza l’Europa verso est. La più bella esportazione di democrazia mai avvenuta nella storia dell’umanità. Ma ora tocca alla sponda meridionale dell’Europa. E invece non se ne è mai fatto nulla. Ogni volta che vado in Medio Oriente mi chiedono tutti: dov’è l’Europa?». 



Parlando della Libia, l’ex presidente della Commissione Europea confessa: «Lo dico con chiarezza: sono stato io a sdoganare Gheddafi, a iniziare l’attenuazione del suo isolamento internazionale».

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Le ragioni della sua iniziativa erano squisitamente di Real Politik:  «Lo feci quando mi fu chiaro (e le informazioni in mio possesso si rivelarono esatte) che il Colonnello stava mettendo da parte la politica di tensioni, guerre e inquietudini che fomentava nell’Africa sub sahariana».



 

Per questo, «lo invitai – continua – a Bruxelles, contestato da americani e inglesi. Lo scopo di fargli smettere i panni di creatore di conflitti è stato raggiunto». Prodi parla con chiarezza:  «Naturalmente sapevamo tutti che il suo regime non era per nulla democratico, ma l’obiettivo che ci eravamo proposti a Bruxelles era un grande obiettivo. Forse anche troppo perché subito cominciò la fila di coloro che si recavano verso la tenda del colonnello Gheddafi, compresi americani e inglesi, e non sempre avendo come obiettivo la pace». 



 

A proposito del Trattato di amicizia con il governo libico firmato da Berlusconi, Prodi afferma di esserne stato, inizialmente, il fautore. Ma «poi ci siamo fermati». La bozza allora in discussione avrebbe comportato «impegni gravosi e anche umiliazioni, come poi si è visto». E, «prima di guardare al futuro bisognava chiudere i numerosi contenziosi in corso. Il governo Berlusconi ha ritenuto invece di firmarlo e di solennizzarlo in modo plateale, togliendo delle frecce al nostro arco che potevamo ancora adoperare».