Nella seduta notturna di ieri, il vicepresidente di turno della Camera, Rosy Bindi, è stata duramente contestata dalla maggioranza per non aver contingentato i tempi degli interventi dell’opposizione.
La maggioranza, ieri, ha attaccato, al termine della sessione notturna dei lavori in Aula sul provvedimento di legge sul processo breve, il vicepresidente di turno della Camera, Rosy Bindi. La deputata Pd è stata accusata di aver «annullato il contingentamento dei tempi» previsti per l’approvazione delle Ddl sul processo breve. E’ stato, anzitutto, il capogruppo della Lega a Montecitorio a prendere la parola contro la Bindy, dichiarando: «Lei oggi ha violato il regolamento e questo non può e non deve costituire in alcun modo un precedente».
Gli ha fatto eco il suo omologo del Pdl, Fabrizio Cicchitto, che ha ribadito: «Sia agli atti che si è assunta la responsabilità di una violazione gravissima del regolamento. Ha annullato il contingentamento dei tempi». Contestualmente, dai banchi della maggioranza si levavano cori contro la parlamentare del Partito democratico di “Vergogna”.
La Bindi, dal canto suo, ha replicato agli attacchi dicendosi semplicemente «molto serena per la mia scelta, che per altro non ho fatto da sola». La decisione, in particolare, sarebbe stata assunta «anche con il presidente della Camera», anche a «tutela del Parlamento e spero che un giorno qualcuno faccia riferimento a questo precedente».