Marcia indietro del premier che, dopo i malumori leghisti palesati apertamente in questi giorni, fino a far non escludere l’ipotesi di rottura, chiede scusa. «Con Umberto ho sbagliato, ho commesso un errore, avrei dovuto avvertirlo prima…», ha detto, riferendosi alla decisione di bombardare la Libia, presa nonostante sapesse bene che la Lega fosse contraria alla guerra. Decisione di cui, in effetti, la Lega sarebbe venuta a conoscenza solo a cose fatte. Bossi, dal canto suo, ieri sera, durante un comizio a Domodossola, ha rassicurato sul fatto che la Lega non farà cadere il governo, ribadendo, tuttavia, la posizione nettamente contraria del suo partito alle operazioni.
Il premier ha riconosciuto l’errore due sere fa al termine di una cena con trenta commensali organizzata dalla deputata del Pdl Melania Rizzoli. Conversando anche con alcuni direttori di testate ha aggiunto: «Non mi avete capito, forse vi risulta incomprensibile quello che faccio, ma io non ho imparato a fare politica, non imparerò mai e non voglio imparare!». Sul suo rapporto con Bossi, e sulla tenuta del governo, ancora una volta ha rassicurato: «Con Bossi ci conosciamo da 20 anni, il governo non è affatto in pericolo, ma figuriamoci, non scherziamo con le cose serie, c’è qualcuno che si è montato la testa, ma non è Umberto». Pare che nel corso della cena il premier non abbia lesinato stoccate al ministro dell’Economia e a quello dell’Interno Roberto Maroni. Tuttavia, la versione ufficiale, sostiene che non vi sia alcun attrito. Sul rapporto con Parigi, ieri il premier, durante una manifestazione elettorale, ha voluto sottolineare: «Alla Francia non ci siamo inginocchiati, sono menzogne inventate dalla sinistra». In ogni caso,con il maggior coinvolgimento nelle azioni militari in Libia, non cambierebbe, in sostanza, un granché: «Abbiamo già dato 6 basi militari su 12 coinvolte, abbiamo il comando navale, sin dal primo giorno siamo dentro le operazioni in modo molto profondo, aggiungere la possibilità per i nostri aerei di colpire alcuni obiettivi non cambia di molto la nostra posizione». Una scelta, tuttavia, che non è stata presa a cuor leggero. Berlusconi si è detto, riguardo alla vicenda, preoccupato e addolorato, specie perché «nessuno è in grado oggi di prevedere come andrà a finire».
Ciò che è certo è che «rischiavamo di restare in mezzo al guado, non avendo fatto come la Germania era una scelta ormai inevitabile, anche per non restare tagliati fuori dagli investimenti». Investimenti che pare superino già i cento miliardi di dollari. Il Cavaliere ha voluto precisare anche i contorni dell’operazione Parmalat, sulla quale Lactalis ha lanciato un’Opa e che il ministro dell’Economia Giulio Tremonti aveva tentato di osteggiare: «Sono un liberale, le regole del mercato esistono per tutti, anche per noi». Il capo del governo è critico, infine, sulla gestione dei migranti, dove si sono prodotte «contorsioni che non dovremmo nemmeno sognarci». Berlusconi ha fatto riferimento al conflitto, in materia, tra diversi ministri, criticandone l’operato, «visto che siamo un grande Paese» e «che non possiamo andare in giro con il cappello in mano per 25 mila clandestini».