Il ministro della Difesa Ignazio La Russa è stato censurato per aver mandato a quel paese il presidente della Camera Gianfranco Fini durante il dibattito sul processo breve.

Non è andato giù alla Camera il  “vaffa” del ministro della Difesa Ignazio La Russa al numero uno di Montecitorio Gianfranco Fini, nel corso del dibattito, la settimana scorsa, sul processo breve. L’ufficio di presidenza della Camera ha così approvato la proposta dei questori di sanzionare La Russa con un lettera di censura. Il documento, per conoscenza, è stato inviato anche al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Il testo è stato votato dalla maggioranza dell’ufficio di presidenza.



Fini, dal canto suo, che nel merito della vicenda ha preferito non entrare, dal momento che è parte in causa, ha ringraziato l’organismo e il collegio dei questori per la «grande responsabilità». L’opposizione non è soddisfatta. Il presidente dei democratici e vicepresidente della Camera Rosy Bindi è convinto che il provvedimento non sia sufficiente. «Il ministro La Russa avrebbe dovuto avere, come membro della Camera, oltre che del governo, l’interdizione almeno dalla partecipazione al voto sul provvedimento. Siamo peraltro in assenza di scuse».  Secondo la Bindi, la censura «è una sanzione che è stata applicata per fatti molto meno gravi»



Ancora più dura l’Italia dei Valori, che per bocca del capogruppo alla Camera Massimo Donadi, sostiene che in queto modo «i ministri sono liberi di offendere le istituzioni. La sanzione irrisoria comminata a La Russa è un vero e proprio atto di codardia da parte dell’ufficio di presidenza». L’Udc Renzo Lusseti, invece, spiega la posizione del suo partito, che sul voto di censura si è astenuto, così: «La proposta dei questori era riduttiva nei confronti del comportamento di La Russa ma abbiamo deciso di astenerci perché la situazione è delicata, inizia una settimana molto delicata e vogliamo aiutare il presidente della Camera ad abbassare i toni».