Per Nichi Vendola, leader di Sinistra e libertà, definirsi “compagni” è una str…. E scoppia subito la polemica tra i militanti del suo partito. Lo stesso Vendola ha un passato recente di “rifondazione comunista”, ma alla presentazione di un libro di Goffredo Bettini, sembra aver fatto un grande salto contro l’ultimo tabù di sinistra. Ha infatti detto che “nel Pci mi dicevano che non si doveva dire ‘amico’, che bisognava dire ‘compagno’. Ho passato tutta la vita a ripetermi questa frase. Ma ora ho capito che era una stronzata, perché è stato un alibi per molti crimini. Io preferisco stare con molti amici, che mi aiutano a crescere”. Amici dunque, non più compagni. I militanti di Sinistra e libertà, ma anche chi frequenta Internet (Vendola è il politico italiano con più seguito su Facebook) lo criticano, ne stai sparando troppe affermano rivolgendosi a lui. Qualcuno minaccia di restituire la tessera. Stai cercando di piacere a tutti, dicono altri. La parola “compagno” in realtà viene ancora usata in molti ambienti politici, anche dai socialisti ad esempio e addirittura all’interno del sindacato Cgil.
L’attuale Pd, che in teoria è l’emanazione diretta del vecchio Pci, fa del compromesso. Lo fa, almeno, l’attuale segretario del partito Pierluigi Bersani che si rivolge così ai suoi militanti: “Cari amici e cari compagni”. E se D’Alema e Prodi hanno detto che il termine compagni si poteva benissimo continuare ad usarlo, Veltroni ha preferito un “cari democratici”.