Dal palco di Ponte di Legno Umberto Bossi sfodera il suo linguaggio migliore. Quello che lo ha reso noto nel mondo della politica per l’assoluta mancanza di diplomazia. Rivolgendosi al ministro Brunetta, dal palco della festa della Lega, gli lancia un avvertimento che suona così: “Nano, non romperci i coglioni”. Si tratta dell’esternazione relativa all’episodio che lo stesso Bossi racconta durante il ministro, relativo a una riunione del Consiglio dei ministri. Bossi dice che durante la riunione Bankitalai telefona a Brunetta. Lo scopo della telefonata era mettersi d’accordo per tagliare le pensioni, ma l’Umberto interviene e, come racconta, “ho salvato le pensioni”. “Oggi è stato difficile salvare le pensioni. Però io mi sono messo di traverso” dice il ministro per le Riforme. E quindi: “Nano, non romperci i coglioni”. Nel dettaglio, Bossi aveva spiegato come aveva “salvato le pensioni”. Chi salvare, si era chiesto, tra comuni, enti locali e pensionati? Ecco cosa ha fatto: “I Comuni alla fine se la cavano, possono far pagare delle tasse di scopo. Non posso mollare, devo salvare i poveracci che hanno lavorato tutta la vita e adesso magari non hanno da mangiare. Salvo i poveracci, ai Comuni ci pensiamo dopo. Mi sento la coscienza a posto, dovevo salvare i poveracci”. Bossi ha poi anche spiegato di aver litigato con Silvio Berlusconi molto durante per via della riforma: “Volevano fare andare in pensione le donne da subito all’età degli uomini. Io ho detto a Silvio “Guarda che le donne sono più importanti degli uomini”.Bossi ha poi dichiarato di essere intervenuto anche a difesa del Tfr, facendo in modo di raddoppiare gli stipendi. E quindi la stoccata finale contro l’assistenzialismo dello Stato. Che secondo Bossi è una cosa che riguarda “i terroni”, però anch enel Governo, ha detto, c’è chi ragiona come i terroni. Invece lo Stato deve lasciare liberi di muoversi, come “facciamo noi della Lega”. Il leader della Lega ha poi parlato della crisi, dicendo che l’Italia è arrivata alla sua fine. La riforma è stata fatta perché altrimenti, ha spiegato, l’Europa ci uccideva. Ecco allora che è il momento: Padania libera, non ce la facciamo più.