NICOLA IMBERTI – QUOTIDIANO MEETING – Sbagliato definirla una “visita di cortesia”. Riduttivo parlare di “incontro istituzionale”. L’arrivo del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, terzo Capo dello Stato ad entrare nei padiglioni del Meeting di Rimini, è il naturale evolversi di un percorso iniziato lo scorso 17 marzo. In quell’occasione Napolitano, davanti a senatori e deputati riuniti nell’Aula di Montecitorio, spiegò lo spirito con cui erano state concepite le celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia: memoria e riflessione, ma anche orgoglio, fiducia, senso della missione e dell’unità nazionale. Senza dimenticare «la coscienza critica dei problemi rimasti irrisolti e delle nuove sfide da affrontare».
Lo stesso giorno, prima di quel discorso, il Capo dello Stato aveva ricevuto il messaggio di Papa Benedetto XVI che si era soffermato sul Risorgimento e sul contributo «fondamentale» del Cristianesimo «alla costruzione dell’identità italiana attraverso l’opera della Chiesa, delle sue istituzioni educative e assistenziali».
Da quel dialogo si dipana il filo rosso che porta fino a Rimini. Un filo rosso che può essere racchiuso in una parola: sussidiarietà. Quando Napolitano ha visto la mostra realizzata dalla Fondazione per la Sussidiarietà non ha avuto dubbi e ha accettato l’invito del Meeting superando le perplessità che pure gli venivano espresse.
Sussidiarietà è sicuramente la parola che meglio descrive quel dinamismo che ha portato alla nascita dello Stato unitario. Quel dinamismo che ha visto tra i suoi protagonisti tanto la tradizione laico-comunista, che è alla base della formazione del Capo dello Stato, quanto quella cattolica.
Questo è ciò che porta Napolitano, che insieme a Giuliano Amato (anche lui ospite del Meeting martedì) ha investito gran parte del proprio impegno sulle celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia, oggi al Meeting. Per capirlo basta tornare ancora una volta a quelle parole pronunciate il 17 marzo: «Nella nostra storia e nella nostra visione, la parola unità si sposa con altre: pluralità, diversità, solidarietà, sussidiarietà».
Pur inserita nel contesto del centocinquantenario dell’Unità, è indubbio che la visita di Napolitano sia profondamente legata all’attualità. Da mesi il presidente della Repubblica rinnova il proprio appello affinché le forze politiche si confrontino e affrontino insieme le sfide del paese a partire dalla crisi economica.
L’invito al dialogo è una costante dei suoi ultimi interventi pubblici. Oggi, sul palco con il Capo dello Stato ci saranno il vicepresidente della Camera, Maurizio Lupi, e il vicesegretario del Pd, Enrico Letta. Entrambi impegnati in prima linea nei rispettivi schieramenti. Una cosa che non gli ha impedito nel 2003 di dar vita, insieme a colleghi di centrodestra e centrosinistra e con la collaborazione della Fondazione per la Sussidiarietà che ne cura la segreteria scientifica, all’Intergruppo parlamentare per la sussidiarietà.
Oggi l’Intergruppo, che non a caso collabora all’organizzazione dell’incontro del Meeting, conta oltre 320 tra deputati e senatori. E si è distinto per alcune “battaglie” come quella per la difesa del 5 per mille o per lo statuto delle imprese. Il tutto partendo da un confronto vero sul tema della sussidiarietà.
Non è un segreto che Napolitano abbia molto a cuore un’esperienza parlamentare di questo tipo. Un’esperienza che proprio al Meeting, nel 2004, presentò un documento che riletto oggi fa una certa impressione. A partire dal titolo “Politica per il popolo, politica del popolo”.
«Far cadere l’incomunicabilità che caratterizza la politica italiana – scrivevano allora – transitando verso un bipolarismo maturo fatto di alternanza e di condivisione allo stesso tempo. Questo è l’obiettivo che ciascuna parte politica dovrebbe avere. Aprire una nuova fase della politica in cui, nel confronto anche aspro, si apra sempre lo spazio per il dialogo e la corresponsabilità in nome del bene comune. Cercare e sviluppare politiche di condivisione senza che questo faccia saltare i criteri guida di un bipolarismo che, in termini di trasparenza ed efficacia del sistema, continua a rappresentare una conquista di questi anni».
E ancora: «Il bipolarismo non può significare il ritorno ad una guerra ideologica. Al contrario è nostra convinzione che un sistema politico moderno, bipolare e adulto non possa rinunciare alla condivisione su alcune priorità per il bene del Paese».
In calce a quel documento, oltre che di Letta e Lupi, c’erano le firme dell’attuale segretario del Pd Pier Luigi Bersani e di quello del Pdl Angelino Alfano.
Chissà se Napolitano ha avuto modo di leggere quelle pagine. Di certo non sono affatto distanti da ciò che il Capo dello Stato ha detto e ripetuto in queste settimane. Così, con un occhio alle celebrazioni dell’Unità d’Italia e uno all’unità delle forze politiche che siedono in Parlamento, il Capo dello Stato salirà oggi sul palco del Meeting di Rimini.
(Nicola Imberti)