E’ più che soddisfatto il premier Berlusconi dell’accordo raggiunto nel corso del vertice di maggioranza di ieri sera. Un tour de force di sette ore che ha consentito di limare, o espungere del tutto, alcuni dei punti ritenuti politicamente impraticabili. E’ stato, anzitutto, eliminato il contributo di solidarietà – di fatto una patrimoniale secca – per i  redditi superiori ai 90mila euro, che resterà in vigore, tuttavia, per i Parlamentari. Fuori dalla finanziaria anche l’ipotesi di aumento di un punto di Iva. I soldi saranno prelevati altrove. Dalle pensioni, anzitutto: gli anni del militare e dell’università non saranno più riscattabili per il calcolo dell’età pensionabile, anche se rimarranno validi nel conteggio della pensione. Saranno, inoltre, eliminate le Provincie per via costituzionale, dimezzati i Parlamentari e, probabilmente, tagliati alcuni sgravi fiscali per le cooperative. Sacrifici ce ne saranno. Meno, tuttavia, di quanti avevano fatto sì che il provvedimento fosse definito la manovra “lacrime e sangue”. «Io avevo detto che introducevo il contributo di solidarietà con il cuore che grondava sangue perché da sempre ho promesso che non volevamo mettere le mani nelle tasche degli italiani. Siamo riusciti a levarlo con altre fonti di risparmio», ora «è più equa e sostenibile», è stato il commento del premier. Berlusconi, poi, ha voluto sottolineare come il compromesso raggiunto tra Lega e Pdl sia indice della tenuta della maggioranza. E che, nonostante la stampa continui a dipingere un premier e un ministro dell’Economia ai ferri corti, incapaci ormai di comunicare e desiderosi l’uno della scomparsa politica dell’altro, in realtà i rapporti con Tremonti sarebbero ottimi. Sulla riduzione dei costi della politica, si è detto convinto della necessità della collaborazione dell’opposizione, alla quale ha rinfacciato di avere affossato con un referendum, in passato, una legge che avrebbe sfoltito i benefici della “casta”. In effetti, deputati e senatori non si possono dimezzare, e le Province non si possono eliminare senza il contributo dell’opposizione; si tratta, infatti, di riforme costituzionali per le quali occorrono i voti dei due terzi del Parlamento.



Il capo dell’esecutivo, infine, ha rivendicato la legittimità e l’efficacia della manovra, ricordando di averla varata, a «inizio agosto in meno di quattro giorni. Credo – ha aggiunto – che nessuna altro governo ci sarebbe riuscito. Abbiamo dovuto farlo per ottenere l’intervento della Bce, una sorta di ombrello fidejussorio a tutela dei nostri titoli di Stato sotto attacco della speculazione» 

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