La giunta per e autorizzazioni della Camera ha votato la proposta del relatore Fabio Gava, contraria all’arresto di Marco Milanese, onorevole ed ex braccio destro del ministro Tremonti, con 11 voti a 10. Ora, la palla passa all’Aula dove le sorti del deputato saranno decise dai suoi colleghi. Il parlamentare del Pdl era stato iscritto nel registro degli indagati dalla Procura di Roma nell’ambito di un’inchiesta legata ad irregolarità sugli appalti della Sogei, società di informatica controllata dal ministero dell’Economia. Si tratta di uno dei filoni dell’inchiesta sulla cosiddetta loggia P4. Il fascicolo processuale era stato analizzato da Giovanni Ferrara. Per Milanese le accuse vanno dalla corruzione al finanziamento illecito dei partiti. Per quanto riguarda la decisione di Montecitorio, resta da capire quali logiche animeranno i gruppi parlamentari. Sul caso Milanese, infatti, sarebbe in atto uno scontro strisciante tra i dignitari della maggioranza. In particolare, colpirlo con il fermo potrebbe rappresentare un duro colpo per il ministro Tremonti. Il Pdl guarda con apprensione, in particolare, a come si comporterà la frangia che fa riferimento al titolare del Viminale, il ministro Maroni, il cui antagonismo con Tremonti non è più un mistero per nessuno, come non lo è la sua intenzione di lanciare un’Opa sulla Lega o quella di mettersi a capo di un futuro governo. Secondo quanto ha riferito il leader della Lega, Umberto Bossi, il Carroccio sarebbe contrario all’arresto: «i miei dicono che é un po’ una forzatura», ha detto il Senatur. Gli fa eco il deputato Padano, Luca Paolini, che spiega come il partito non avrà difficoltà a votare compatto contro l’arresto. Paolini, poi, ha definito fantasiose le voci di correnti interne facenti capo ai Bossi e a Maroni, e ha sottolineato come la decisione di dire sì all’arresto del deputato pidiellino Alfonso Papa e no a quello di Milanese, sia motivata da ragioni tecniche e non politiche. Il leader dell’Udc, Pierferdinando Casini, intervenendo alla trasmissione Mattino Cinque, nel corso della rubrica condotta da Maurizio Belpietro, La telefonata, ha detto che su una questione talmente delicata sarà data la possibilità di votare secondo coscienza.



Dal canto suo il Pd, per bocca del capogruppo nella giunta per le autorizzazioni, Marilena Samperi, fa sapere che auspica che il voto sia palese, perché la politica possa «prendersi la responsabilità di fronte a reati devastanti come la corruzione». Di avviso opposto il finiano che fa parte della Giunta Nino Lo Presti, che sottolinea come il voto segreto «è comunque obbligatorio quando si decide sulla persona».



 

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