Si riapre il caso relativo alle intercettazioni in cui fu coinvolto Paolo Berlusconi in quanto editore de Il Giornale, secondo quanto pubblica in una sua esclusiva il Corriere della Sera. Si tratta della “fuga di notizie” pubblicate sul quotidiano appartenente al fratello del capo del governo che il 31 dicembre 2005 relativamente a una telefonata dell’allora leader Pd Piero Fassino che chiedeva notizie sull’acquisizione della Banca Nazionale del Lavoro all’amministratore di Unipol Giovanni Consorte. La famosa telefonata in cui il leader politico diceva: “Allora, abbiamo una banca?”. Secondo una certa tesi, la pubblicazione di quella intercettazione telefonica permise la vittoria elettorale del centrodestra alle elezioni del 2006. Il caso era considerato chiuso quando il 16 dicembre 2010 la Procura di Milano aveva deciso per l’archiviazione. Adesso invece il giudice Stefania Donadeo respinge tale archiviazione e dice che non solo Paolo Berlusconi, ma anche il fratello Silvio deve essere portato a processo. La telefonata incriminata, registrata il 17 luglio 2005, non era stata depositata agli atti: era un file contenuto nei computer della Guardia di Finanza, dei pm che indagavano sul caso Antonveneta/Unipol e in quello di un’azienda privata che faceva intercettazioni per conto della procura. Fu proprio l’amministratore delegato di questa azienda, Roberto Raffaelli, ad ammettere di aver portato il computer contenente il file a Villa Arcore, la vigilia di Natale del 2005, per farlo ascoltare a Silvio e Paolo Berlusconi. L’inchiesta si era chiusa con un patteggiamento a venti mesi di carcere per Raffaelli, due anni e quattro mesi per Fabrizio Favata, che aveva organizzato l’incontro, e con un risarcimento di 40mila euro a Piero Fassino per danni morali. Per Paolo Berlusconi il rinvio a giudizio. Ed è qui che salta fuori il giudice Donadeo, che allora si era riservata una decisione, decisione che adesso è diventata respingimento dell’archiviazione e richiesta di rinvio a giudizio per Silvio Berlusconi. Il motivo: concorso nella rivelazione di segreto d’ufficio. Intanto proprio ieri il ministro della giustizia, Franco Nitto Palma, ha rifiutato di firmare il decreto sulle intercettazioni che il governo aveva intenzione di presentare al Capo dello Stato al più presto. Per il ministro un decreto necessita di urgenza particolare. Anche Giorgio Napolitano aveva fatto sapere di non ritenere adeguato e presentabile un tale decreto.



Berlusconi aveva insistito perché tale decreto venisse approvato: il recente caso di alcune dichiarazioni offensive nei confronti del capo del governo tedesco Angela Merkel intercettate al telefono, sarebbe da considerare attentato alla sicurezza dello Stato.

Leggi anche

Rosi Bindi: "Salvini era ed è tuttora filoputiniano"Mille bare in piazza, Bombardieri (Uil): morti lavoro inaccettabili