Arrivato attorno alle 11 a Palazzo di Giustizia il premier Berlusconi ha scherzato con i giornalisti.  A chi gli ha chiesto come stava ha risposto: «Bene, voi, invece, avete delle facce…». I cronisti hanno chiesto al capo del governo se, in Aula, avrebbe detto qualcosa. Lui ha risposto: «qualcosa». Al che, gli hanno fatto notare che ha fatto una battuta alla D’Alema. Berlusconi, rammaricato, ha risposto che non lo sapeva. Nel corso del processo il Pm Fabio De Pasquale ha chiesto di ottenere rogatorie veloci, onde evitare che il processo sia prescritto senza neanche arrivare al primo grado. Il Pm è parlato di un estremo appello alla sopravvivenza del processo. Perché il processo veda concludersi la fase dibattimentale sono necessari, infatti, alcuni documenti nonché lo stesso avvocato Mills interrogabile in Gran Bretagna mediante rogatoria. Secondo il pm è necessario concentrarle in tre giorni, mentre i giudici hanno fatto sapere che, prima del 24 ottobre, Mills non sarà sentito. I legali del premier, Niccolò Ghedini e Pietro Longo, dal canto loro fanno sapere che, quanto apparso oggi su Il Corriere della Sera, non corrisponderebbe al vero. Riferendosi ad un articolo di Luigi Ferrarella spiegano che «come risulta pacifico e incontrovertibile dai verbali di dibattimento, la difesa del presidente Berlusconi ha dato il proprio consenso alla ipotesi di inviare una unica richiesta di rogatoria per i testi propri e per quelli del Pubblico Ministero per agevolare il Tribunale e per economia processuale». Secondo i legali non c’è stata alcuna «manovra ma semplicemente un normale e fisiologico momento di dialettica processuale del tutto distorto dal giornalista che da anni si connota per il suo incondizionato appoggio alla linea delle Procure contro il Presidente Berlusconi». Nel frattempo, sono scaduti i termini per presentarsi, in quanto testimone e parte offesa, io un’inchiesta parallela, quella di Napoli, dove si sta indagando su Valter Lavitola e Giampaolo Tarantini, accusati di estorsione nell’ambito di un presunto giro di escort. I Pm avevano fatto sapere che se il premier non si fosse presentato entro domenica avrebbero chiesto l’accompagnamento coatto. Più facile a dirsi che a farsi.



Su un’eventualità del genere, infatti, è li parlamento che decide se dare via libera o meno alla richiesta dei pm. Ed è praticamente impossibile che la maggioranza decreti l’arresto del premier. A sedere eventuali dubbi è giunto l’annuncio del capogruppo del Pdl alla Camera che ha fatto sapere che «Se i magistrati di Napoli chiederanno di l’accompagnamento coatto di Silvio Berlusconi, noi lo rimanderemo subito indietro». Poi, ha aggiunto: «Spero che non facciano un atto di così grave irresponsabilità e così marcatamente destabilizzante, ma se questo accadesse, tutto il Parlamento dovrebbe rispondere. In ogni caso non credo che verranno a prenderlo i Carabinieri, non siamo ancora ai tempi di Pinochet».

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